venerdì, Novembre 22, 2024
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Vergogna Intel, vergogna Pat Gelsinger. Durissimo attacco di SemiAnalysis alle politiche di Intel

Più che il primo trimestre in perdita dopo oltre 30 anni, è il taglio di 4 miliardi di dollari agli investimenti per pagare i dividenti su un utile che non c’è a mandare su tutte le furie il web. Tra i più critici, Dylan Patel di SemiAnalysis, che prevede una lenta scivolata verso l’irrilevanza della società, al pari di IBM e General Electric, e la vergogna di quello che un tempo era l’orgoglio dell’ingegnosità americana.

Mentre tutti gli altri produttori di semiconduttori hanno fanno segnare nel secondo trimestre 2022 ulteriori, consistenti, incrementi dei ricavi e degli utili (+14% e +18,6% rispettivamente per Texas Instruments, +28,3% e +110,4% per STMicroelectronics, +16,4% e +52% per Micron Technology, solo per fare degli esempi), la trimestrale di Intel diffusa ieri sera è una vera e propria disfatta, con le entrate crollate del 22% anno su anno e l’utile del periodo passato da 5,1 miliardi ad una perdita di 454 milioni. La società lamenta un crollo delle vendite di PC che ha provocato un calo delle vendite di processori del 25%; in realtà anche le attività legate ai data center (in forte crescita in tutto il mondo) sono calate del 16% e l’attività di fonderia a contratto è ancora in alto mare.

Cifre impietose, che hanno scatenato le critiche di professionisti e semplici utenti, non tanto per l’evidente incapacità dell’attuale dirigenza di guidare una macchina complessa come Intel, quanto per l’arroganza e l’avidità evidenziata dai principali dirigenti di Intel con queste decisioni.



Tra i più critici, Dylan Patel del prestigioso sito SemiAnalysis che contesta il taglio agli investimenti per il 2022 di 4 miliardi di dollari per pagare miliardi di dividendi. Senza quel taglio gli azionisti sarebbero rimasti a bocca asciutta, come è giusto che sia in una società che opera sul mercato, e magari quegli investimenti avrebbero consentito di rilanciare la società.

Di fronte alla prima perdita netta di Intel in oltre 30 anni, i dirigenti della società hanno deciso che i portafogli a breve termine dei loro azionisti erano più importanti dell’azienda. (“Infine, abbiamo pagato dividendi nel trimestre per 1,5 miliardi di dollari, un aumento del 5% anno su anno, e continuiamo a impegnarci a far crescere il dividendo nel tempo.”, David Zinsner, Intel CFO).

Intel ha pagato un dividendo trimestrale di 1,5 miliardi di dollari nel secondo trimestre e prevede di pagare altrettanto nel terzo e quarto trimestre del 2022, per un totale di 4,5 miliardi di dollari, pari al taglio di 4 miliardi relativi ai nuovi investimenti.

Scrive Dylan Patel: “Ci sbagliavamo su Pat Gelsinger e la sua missione per Intel. In passato abbiamo scritto come ha cambiato la strategia di Intel, investendo molto nel core business aziendale. Ma ora, alla luce di quanto sta succedendo, ritengo che Intel potrebbe seguire il percorso di molti altri golia americani come IBM e General Electric. Una lenta scivolata verso l’irrilevanza, la rotazione degli affari e la vergogna di quello che un tempo era l’orgoglio dell’ingegnosità americana.”

Credevamo persino che Pat Gelsinger stesse cambiando la cultura di Intel e stesse facendo di tutto per riportare Intel alla sua storia di innovazione. Vogliamo scusarci perché ci siamo sbagliati.”

Questa azione mostra che il comportamento di Pat Gelsinger è molto simile a quello del precedente CEO di Intel, che è stato Chief Financial Officer in carriera in diverse società quotate in borsa. È una vergogna che Intel abbia deciso di tagliare gli investimenti mentre CHIEDEVA SUSSIDI al governo degli Stati Uniti attraverso la legge sui chip e si impegnava a far crescere la remunerazione degli azionisti”.

Secondo Dylan Patel questo atteggiamento dei dirigenti americani è esattamente il motivo per cui gli Stati Uniti perderanno nell’industria dei semiconduttori. Il CHIPS Act rappresenta solo un cerotto al problema e non cambia la struttura delle questioni politiche negli Stati Uniti.



Faremo un approfondimento oggettivo sulle 1.054 pagine del CHIPS Act recentemente approvato”, scrive Patel “ma ciò non impedisce nemmeno ad Intel di continuare i suoi piani di acquisto di strumenti per la produzione di semiconduttori da un nuovo fornitore cinese”.

Il riferimento è alla cinese ACM Research dalla quale Intel intende acquistare sistemi per la pulizia dei wafer.

I miliardi di sussidi da parte degli Stati Uniti e del CHIPS Act dell’UE debbono essere utilizzati per costruire nuove fabbriche e per aumentare le spese in R&D, recuperando il ritardo tecnologico che giorno dopo giorno si fa sempre più pesante, non per remunerare gli azionisti. È di questi giorni la notizia che SMIC, la principale foundry cinese, un nano rispetto a Intel, è riuscita a produrre chip con nodo di processo a 7 nm mentre Intel è ancora ferma ai 10 nm.

Ad altri osservatori non è piaciuto il tono arrogante (qualcuno lo ha definito ricattatorio) col quale Pat Gelsinger si è rivolto al Governo degli Stati Uniti e ad alcuni governi europei chiedendo esplicitamente sussidi pari al 50% del costo dei nuovi stabilimenti, pena l’annullamento dei progetti.

Vergognati Intel e vergognati Pat Gelsinger”, conclude Dylan Patel, “ci scusiamo per essere stati così accaniti e supponenti, ma Intel è un’azienda che amiamo e le loro attuali azioni ci rattristano profondamente”.