I risultati del secondo trimestre dell’anno fiscale 2021 (FQ2-21) di Micron Technology hanno battuto ancora una volta le aspettative di Wall Street: le vendite hanno raggiunto 6,24 miliardi di dollari contro i 6,21 previsti mentre l’utile (NON GAAP) per azione ha raggiunto i 98 centesimi contro i 95 previsti dagli analisti. Del resto già il 3 marzo scorso la società aveva aumentato le sue previsioni di vendite e di utili per il trimestre.
D’altra parte le cifre parlano chiaro, le vendite del periodo chiuso al 4 di marzo hanno raggiunto i 6,24 miliardi di dollari contro i 5,77 miliardi del trimestre precedente e i 4,80 miliardi di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso. L’utile netto GAAP è stato di 603 milioni di dollari, in calo rispetto al periodo precedente per effetto dell’introduzione di nuovi criteri di contabilità delle scorte di magazzino, necessari per la grande volatilità dei costi in questo periodo. L’utile netto non GAAP, che non viene influenzato dai nuovi criteri contabili, è aumentato nel periodo da 897 a 1.128 milioni. Il flusso di cassa operativo è stato di 3,06 miliardi contro 1,97 miliardi del trimestre precedente e 2,00 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.
Gli investimenti netti in conto capitale sono stati di 2,88 miliardi di dollari con una generazione di free cash flow di 174 milioni. Micron ha concluso il trimestre con liquidità e investimenti pari a 8,567 miliardi per una posizione di liquidità netta di 1,95 miliardi di dollari.
In questo trimestre la società ha pagato 48 milioni di tasse su un imponibile di 635 milioni pari ad un’aliquota del 7,6% circa.
Nel secondo trimestre la vendita di DRAM ha rappresentato il 71% dei ricavi di Micron mentre le Flash NAND hanno contribuito al 26% delle vendite.
Il mercato delle DRAM è ancora in sofferenza con una forte tensione sul fronte dei prezzi che continuano ad aumentare; per quanto riguarda le NAND, invece, il mercato sembra aver raggiunto una certa stabilità.
Nel secondo trimestre, Micron ha registrato vendite record di NAND per smartphone e autoveicoli; la società ha anche beneficiato della buona domanda di notebook e del miglioramento del mercato dei data center.
Micron ha anche confermato l’abbandono della tecnologia 3D Xpoint sviluppata insieme ad Intel a partire dal 2012 a causa dello scarso interesse dimostrato dai clienti verso questa tecnologia che mirava a raggiungere un compromesso tra le più veloci e costose DRAM e le più lente ma economiche NAND. Micron intende privilegiare le nuove tecnologie di memoria destinate ai sistemi per data center, in particolare i prodotti di memoria che sfruttano Compute Express Link (CXL), l’interfaccia standard del settore recentemente introdotta e che consente una connessione flessibile tra elaborazione, memoria e archiviazione.
La società ha quantificato in 400 milioni di dollari la perdita annuale dovuta alla produzione di tali memorie. Questo cambio di strategia comporterà la vendita dello stabilimento di Lehi, nello Utah, che smetterà di produrre questi chip; la fabbrica sarà venduta in una transazione che dovrebbe concludersi entro la fine di quest’anno.
“L’ottima performance fiscale di Micron nel secondo trimestre riflette il rapido miglioramento delle condizioni di mercato e una solidità aziendale“, ha affermato il Presidente e CEO di Micron Technology Sanjay Mehrotra “La nostra leadership tecnologica sia nelle memorie DRAM che in quelle NAND pone Micron in una posizione eccellente per capitalizzare la domanda guidata da AI e 5G e per fornire nuovi livelli di esperienza utente e innovazione nei data center e nei sistemi edge”.
Per trimestre in corso, Micron prevede ricavi per 7,1 miliardi di dollari, un margine operativo del 40,5% e un utile per azione (GAAP) di 1,52 dollari.
Nel dopoborsa, ieri sera, Micron Technology ha guadagnato il 5% circa.
Segnaliamo infine la notizia riportata dal WSJ di colloqui in corso tra Micron e Western Digital da un lato e Kioxia (ex Toshiba Memory) dall’altro, sulla base di una valutazione di Xioxia di 30 miliardi di dollari.
L’azienda giapponese, controllato dalla società di private equity Bain Capital, aveva pianificato l’anno scorso un’offerta pubblica che poi era stata accantonata per la volatilità dei mercati a seguito del coronavirus.
La trimestrale di Micron fornisce tre importanti indicazioni sul futuro dell’industria dei semiconduttori:
a) continua fortissima la richiesta di chip da parte di tutti i settori industriali, dalle telecomunicazioni ai trasporti, un aumento destinato a durare nel tempo;
b) l’industria dei semiconduttori deve guadagnare sempre di più per poter fare fronte agli investimenti e ai costi sempre più elevati di ricerca e sviluppo;
c) crescono i profitti e il ritorno per gli azionisti, a garanzia di quotazioni di mercato che non sono, come temono in molti, il segno di bolle speculative ma si basano su solidi business.