Ieri, a mercati chiusi, Texas Instruments ha comunicato i risultati finanziari relativi all’ultimo trimestre del 2020 (Q4 2020) e quelli dell’intero anno 2020.
Ancora una volta la società texana conferma la propria solidità e la capacità di remunerare in maniera significativa i propri azionisti.
È dal 2004 che TI incrementa, anno dopo anno, l’utile per azione, utile che nell’ultimo trimestre ha raggiunto il livello di 1,80 dollari contro 1,12 dollari dell’anno scorso e contro la previsione di 1,34 dollari degli analisti.
Con il dividendo e il programma di riacquisto di azioni proprie, Texas Instruments ha da sempre l’obiettivo di restituire ai suoi azionisti tutto il flusso di cassa libero generato.
Nell’anno appena terminato, il flusso di cassa libero è stata l’unica voce di bilancio in calo, con 5,490 miliardi generati (pari al 38% delle entrate) contri i 5,802 miliardi di un anno fa (pari al 40,3%).
In ogni caso, TI ha restituito agli azionisti una cifra simile a quella dell’esercizio precedente, ovvero pari a 5,976 miliardi (3,426 miliardi come dividenti e 2,553 miliardi sotto forma di riacquisto di azioni proprie).
Risultati di tutto rispetto in un anno complicato per TI, con il crollo dell’industria automobilistica e la crisi del settore produttivo. I chip di Texas Instruments, infatti, sono destinati prevalentemente a questi settori, pesantemente colpiti dalla pandemia.
Per il 2021 le prospettive per l’azienda sono sicuramente positive, con l’industria automobilistica che ha ripreso a correre e che avrà sempre più bisogno di semiconduttori per effetto del passaggio all’elettrico e dell’aumento del numero di sistemi di assistenza alla guida; e con l’auspicata ripresa economica, nel 2021 dovrebbero tornare a livello normale le richieste di altri settori dell’industria e del mercato consumer, a tutto beneficio dei conti dell’azienda.
Dal punto di vista produttivo, TI ha saputo affrontare al meglio le interruzioni della catena di approvvigionamento che hanno colpito molte società di semiconduttori grazie alla capacità produttiva interna, con solamente il 20% dei chip che vengono fabbricati in outsourcing.
Tornando alla trimestrale, le vendite hanno raggiunto i 4,08 miliardi di dollari, contri i 3,58 previsti dagli analisti e i 3,35 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso (+22%); l’utile netto ha raggiunto quota 1,688 miliardi contro 1,07 miliardi dell’anno precedente (+58%).
Guardando all’intero anno, le vendite hanno raggiunto i 14,461 miliardi (erano 14,383 nel 2019) e l’utile netto è salito a 5,595 miliardi dai 5,017 miliardi del 2019.
“Abbiamo avuto un trimestre positivo guidato dalla forte domanda di elettronica automobilistica, industriale e personale“, ha dichiarato in un’intervista il CFO della società Rafael Lizardi.
“Per quanto riguarda le categorie di prodotti, il fatturato Analog è cresciuto del 9% e l’Embedded Processing dell’11%; durante l’intero anno 2020, le vendite di prodotti Analog sono aumentate del 25% mentre l’Embedded Processing è cresciuto del 14%.”
Per il primo trimestre 2021 Texas Instruments prevede vendite comprese tra 3,79 e 4,11 miliardi di dollari e utili per azione tra 1,44 e 1,66 dollari.
Durante la Conference Call che ha fatto seguito alla presentazione dei dati di bilancio, molti analisti si sono soffermati sulla capacità di TI di fare fronte alla carenza di chip per l’industria automobilistica. Alcuni hanno anche ipotizzato che la forte crescita delle vendite nell’ultimo trimestre sia dovuta all’aumento delle scorte di magazzino messo in atto da molte case automobilistiche per garantirsi dal probabile protrarsi della carenza di semiconduttori.
Proprio questa ipotesi, ovvero che il forte aumento delle vendite del trimestre sia dovuto ad un aumento delle scorte delle aziende, e nonostante l’ottimo bilancio, ha provocato nel dopoborsa un calo delle quotazioni.
La giornata di borsa si era conclusa con una perdita dello 0,84% a quota 171,47 dollari.
Il titolo ha guadagnato il 28% nel 2020 e il 4,5% dall’inizio dell’anno. Vedremo oggi, alla riapertura della borsa, come reagiranno i mercati.