Quella appena finita è stata una settimana ricca di annunci e nuove iniziative per la multinazionale italo-francese STMicroelectronics che ha chiuso in bellezza il periodo con un balzo in borsa di quasi il 5%, riuscendo finalmente a superare la forte area di resistenza a quota 42 euro, chiudendo venerdì a 44,08 euro per azione.
L’andamento positivo riflette un momento particolarmente felice per l’industria globale dei semiconduttori, sulla spinta delle innovazioni e delle nuove possibilità offerte dall’intelligenza artificiale; e ciò, nonostante le conseguenze del duro confronto tecnologico in atto tra Stati Uniti e Cina. Nel caso di STMicroelectronics – interessata marginalmente dagli sviluppi dell’intelligenza artificiale – questo generale momento di entusiasmo si è sommato a nuove iniziative in due settori sui quali l’azienda italo-francese sta puntando per sviluppare il proprio business nei prossimi anni e per raggiungere gli obiettivi di fatturato e di redditività annunciato da Jean-Marc Chéry, CEO e presidente della società, ovvero 20 miliardi di dollari di vendite nel periodo 2025-2027 e un margine lordo del 50% che consentirebbe alla società di conseguire un utile netto di oltre 6 miliardi.
Lo sforzo più importante riguarda la tecnologia SiC (carburo di silicio) nella quale STMicroelectronics è già leader mondiale con una quota di mercato vicina al 40% e con vendite che quest’anno raggiungeranno 1,2 miliardi di dollari, obiettivo recentemente aggiornato rispetto alla previsione iniziale di un miliardo. I dispositivi in carburo di silicio stanno guidando lo sviluppo dell’elettromobilità, delle energie alternative e dell’elettrificazione, garantendo un’efficienza di conversione decisamente superiore rispetto ai dispositivi in silicio. Nonostante il costo superiore e le difficoltà costruttive, i dispositivi di potenza SiC consentono di realizzare sistemi più piccoli, più leggeri e più efficienti: in definitiva, più economici. Convertitori e inverter di potenza in carburo di silicio stanno diventando, specie in campo automobilistico, lo standard del futuro. Per rafforzare la propria leadership e per fare fronte alla richiesta in forte aumento di questi prodotti, ST ha recentemente annunciato la costruzione di uno stabilimento per la realizzazione di substrati SiC da 150 mm che sorgerà a Catania, vicino all’impianto di front-end e di packaging dove vengono realizzati gran parte dei dispositivi in carburo di silicio dell’azienda. Il nuovo sito di Catania sarà il primo impianto europeo integrato verticalmente per la produzione di dispositivi SiC: dalla materia prima grezza al dispositivo finale pronto per l’utilizzo, il tutto nella stessa area.
La joint venture con la cinese Sanan Optoelectronics
L’annuncio di questa settimana riguarda la realizzazione di una sorta di doppione della fabbrica integrata di Catania che sorgerà in Cina e che sarà destinato quasi esclusivamente al mercato cinese, anticipando così, tra le altre cose, eventuali problemi con le autorità di Pechino.
STMicroelectronics realizzerà con la cinese Sanan Optoelectronics una joint venture per la costruzione di un impianto di front-end per la fabbricazione di dispositivi in carburo di silicio; parallelamente, Sanan Optoelectronics costruirà e gestirà separatamente un nuovo impianto di produzione di substrati SiC da 200 mm per soddisfare le esigenze della joint venture. Per le lavorazioni di back-end verrà utilizzata la fabbrica che ST possiede a Shenzhen e che integrerà verticalmente l’intero processo produttivo.
La joint venture produrrà dispositivi SiC esclusivamente per STMicroelectronics, utilizzando la tecnologia di processo di produzione proprietaria di ST, e fungerà da fonderia dedicata a supportare la domanda dei suoi clienti cinesi.
L’investimento complessivo sarà di circa 3,2 miliardi di dollari in 5 anni, comprese le spese in conto capitale di circa 2,4 miliardi. Le risorse finanziare arriveranno dalle due società ma l’impianto godrà anche dei contributi del governo locale, come nel caso del nuovo stabilimento di Catania che verrà finanziato con le risorse del PNRR italiano, precisamente con 292 milioni di euro (su un costo totale dell’impianto di 730 milioni).
I primi prodotti usciranno dallo stabilimento cinese nel quarto trimestre del 2025 mentre la piena operatività è prevista per il 2028. Questa nuova iniziativa rappresenta un importante elemento dell’obiettivo di STMicroelectronics di raggiungere vendite di prodotti SiC per 2 miliardi di dollari entro il 2025/2026 e di oltre 5 miliardi entro il 2030, quando il mercato globale del carburo di silicio raggiungerà un valore di 15 miliardi.
Questa iniziativa potrebbe rappresentare anche il primo esempio di come potrà evolversi la sfida tecnologica tra la Cina e i produttori occidentali, rassicurando da un lato il governo di Pechino sulla sicurezza e stabilità della catena di fornitura ed evitando allo stesso tempo che le aziende occidentali debbano rinunciare all’importantissimo mercato cinese. Secondo i dati dell’ultimo bilancio, STMicroelectronics ricava dall’area Asia Pacific il 63% delle proprie entrate ed impiega in quella zona circa 20 mila addetti su un totale di 50 mila dipendenti.
L’accordo con GlobalFoundries
L’altra notizia di questa settimana riguarda la sottoscrizione dell’accordo definitivo tra STMicroelectronics e GlobalFoundries per la realizzazione di un impianto comune di front-end per wafer da 300 mm che verrà realizzato a Crolles, in Francia, nello stesso sito dove ST dispone di altri impianti produttivi.
Il progetto, annunciato nel luglio del 2022 e che dovrebbe essere completamente operativo entro il 2027, sarà dedicato in particolare alla tecnologia FD-SOI (Fully Depleted Silicon On Insulator). Il nuovo impianto produrrà chip sicuri ed efficienti dal punto di vista energetico destinati ai mercati europei chiave, attuali e futuri, da quello automobilistico a quello industriale, 5G/6G, sicurezza, difesa e industria spaziale. L’impianto avrà una capacità annua di 620.000 wafer da 300 mm, con l’impiego di tecnologie e processi produttivi non ancora presenti in Europa come il nodo di processo a 18 nm che sarà utilizzato per realizzare i chip più avanzati.
Il nuovo impianto avrà un costo complessivo di 7,5 miliardi di euro per spese in conto capitale, manutenzione e spese accessorie. L’iniziativa beneficerà di un importante supporto finanziario dallo Stato francese (gestito da Bpifrance); la misura dell’aiuto, in linea con gli obiettivi stabiliti nell’European Chips Act e parte del piano “France 2030”, ha ricevuto recentemente l’approvazione della Commissione Europea. Si tratta di 2,9 miliardi di euro, parte del pacchetto di 5,5 miliardi stanziato dalla Francia per gli investimenti nel settore dei microchip entro il 2030.
“Si tratta di un investimento notevole e consistente“, ha dichiarato il ministro delle Finanze Bruno Le Maire in una conferenza stampa congiunta con i dirigenti delle due aziende.
Gli aiuti di stato francesi rientrano nel più vasto piano europeo di sostegno all’industria dei semiconduttori, il cosiddetto European Chips Act, che ha lo scopo di raddoppiare la quota di mercato globale dell’Europa entro il 2030 portandola al 20% dall’attuale 10% circa.
Questa settimana il piano di sostegno all’industria europea dei semiconduttori ha segnato un ulteriore progresso con l’approvazione della Commissione Ue di giovedì 8 giugno di un importante progetto di comune interesse europeo (“IPCEI”) per sostenere la ricerca, l’innovazione e la prima diffusione industriale della microelettronica e delle tecnologie di comunicazione lungo l’intera catena del valore.
Il progetto, denominato “IPCEI ME/CT”, prevede da parte di 14 stati dell’UE contributi pubblici a fondo perduto fino a 8,1 miliardi di euro, che dovrebbero sbloccare ulteriori 13,7 miliardi di euro di investimenti privati. Nell’ambito di questo IPCEI, sono stati approvati finanziamenti a 68 progetti presentati da 56 aziende.
Per quanto riguarda il nostro paese, sono quattro le aziende coinvolte: ST, MEMC, Menarini Silicon Biosystems e SIAE Microelettronica per contributi complessivi di quasi un miliardo di euro, con STMicroelectronics che, ancora una volta, farà la parte del leone.
Purtroppo, né sul sito della Commissione europea né su quello del Ministero delle Imprese e del Made in Italy né, infine, su quello dell’IPCEI, è possibile reperire informazioni dettagliate sui progetti finanziati.
In ogni caso, anche questa notizia ha contribuito al rialzo di borsa delle azioni ST.
Le prospettive del titolo STMicroelectronics
È proseguito questa settimana il recupero in borsa dopo un mese di aprile da incubo durante il quale il titolo aveva perso quasi il 23%; il calo è proseguito anche dopo la diffusione della trimestrale il 27 aprile per poi, nel mese di maggio, invertire la rotta dopo che tutto il comparto dei semiconduttori aveva accolto con entusiasmo i risultati e le prospettive di sviluppo annunciate da NVIDIA e da MARVELL nel campo dei prodotti per l’intelligenza artificiale.
Nell’ultima settimana ST ha messo a segno a Milano un incremento di quasi il 5% chiudendo a quota 44,08 euro, dopo aver toccato venerdì un picco di 44,54 euro. Nello stesso periodo l’FTSE MIB ha guadagnato appena lo 0,35% mentre l’indice di riferimento del mercato dei semiconduttori, il PHLX Semiconductor Index, è salito dello 0,6%. Il titolo, venerdì, dopo aver guadagno oltre il 3%, ha perso terreno dopo che è arrivata la conferma della valutazione SELL di Jefferies, l’unico broker che ha una valutazione negativa su STMicroelectronics.
La settimana scorsa, dopo una fase di accumulo in prossimità dell’area dei 38 euro, le quotazioni avevano rotto la resistenza attorno a quota 42 euro. Questa settimana il rialzo è proseguito con forza facendo segnare un guadagno del 4,95% a quota 44,08 euro, spinto dalle notizie riguardanti la società e il settore dei semiconduttori che abbiamo appena riportato. A dare una mano alla spinta rialzista del titolo hanno contribuito anche le previsioni al rialzo di onsemi che la settimana scorsa, durante l’Analyst Day, ha indicato una crescita dei propri ricavi compresa tra il 10% e il 12% per il periodo dal 2022 al 2027. Ricordiamo che onsemi ha un business simile a quello di STMicroelectronics e che quest’ultima aveva previsto per lo stesso periodo una crescita media decisamente più bassa, compresa tra il 5 e il 10%.
Attualmente il prezzo obiettivo medio degli analisti per il titolo ST è di 57,89 dollari, valore che implica un potenziale upside di circa il 22% rispetto all’attuale quotazione. A parte Jefferies con la sua quotazione SELL, 12 analisti danno una valutazione BUY, cinque forniscono un’indicazione ACCUMULATE, sei valutano HOLD il titolo e due danno un’indicazione UNDERPERFORM.
Una dei pochi aspetti negativi del business di ST è la scarsa remunerazione degli azionisti, nonostante l’elevato utile e la buona generazione di cassa. In pratica, la società preferisce investire gli utili in nuovi impianti anziché remunerare adeguatamente gli azionisti. Nel 2022 a fronte di un utile netto di 3,96 miliardi di dollari e una generazione di cassa di 5,20 miliardi, la società ha remunerato gli azionisti con appena 558 milioni di dollari (212 milioni di dividendi e 346 milioni da riacquisto di azioni proprie). Al confronto, Analog Devices che ha conseguito vendite per 12 miliardi di dollari contro i 16,1 miliardi di ST, ha remunerato gli azionisti con oltre 5 miliardi di dollari, frutto di margini sicuramente superiori ma anche di minori investimenti.
Per il resto la società offre una situazione finanziaria eccellente e presenta una stabilità unica, garantita dagli interessi comuni dei due stati (Italia e Francia) che controllano la società.
Anche per quanto riguarda i multipli di mercato, la posizione di STMicroelectronics è decisamente favorevole; attualmente il rapporto prezzo/utili è pari a 10,5 circa, facendo di ST una delle società più economiche sul mercato. Al confronto, Infineon presenta un rapporto P/E di 17,5, onsemi di 21,72 e NXP di 17,73 (per non parlare di NVIDIA che ha un P/E di 158).
Sicuramente nel lungo periodo, con un mercato dei semiconduttori che raggiungerà il trilione di dollari nel 2030, le previsioni per STMicroelectronics sono più che positive; è da capire quanto riuscirà a guadagnare il titolo nel breve e nel medio periodo. Quest’anno, alla Borsa di Milano, il titolo è cresciuto di quasi il 32% toccando un massimo di 49,12 euro; è probabile che sulla scia delle recenti notizie e della capacità di ST di accedere ai contributi pubblici (sia in Europa che in altre aree del mondo), il titolo possa stabilire nel breve periodo nuovi top e, chissà, attaccare i massimi storici del 2000 già nel corso del 2023.