venerdì, Novembre 22, 2024
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Sospese le forniture di neon dall’Ucraina mentre i tempi di consegna dei chip salgono di 3 giorni, a 26,2 settimane

Immagine: Wikimedia, Alchemist-hp (www.pse-mendelejew.de)

Le due principali società ucraine che garantiscono la metà circa del fabbisogno mondiale di neon per la produzione di semiconduttori hanno sospeso le consegne. Preoccupa anche il lockdown a Shenzhen.

Secondo la Reuters e altre fonti di informazione, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha interrotto l’attività delle due fabbriche ucraine che producono circa la metà del neon utilizzato dall’industria mondiale dei semiconduttori, innescando un aumento dei prezzi e aggravando l’attuale carenza di chip. A questo proposito, Susquehanna Financial Group segnala che i tempi di consegna medi dei semiconduttori sono aumentati il mese scorso di tre giorni, portando il lead time a 26,2 settimane con alcuni settori, come quello dei microcontrollori, che hanno raggiunto un lead time record di 35,7 settimane.

Preoccupa molto anche la nuova ondata di COVID-19 che ha colpito la Cina e che ha costretto le autorità locali ad adottare severe misure restrittive per l’intera Shenzhen e parte di Shanghai, i due centri più importanti per la produzione cinese di semiconduttori.

Tornando al neon, secondo i calcoli della Reuters basati sui dati della società di ricerche di mercato Techcet, dal 45% al ​​54% circa del neon mondiale per semiconduttori proviene da due società ucraine, Ingas e Cryoin. Techcet stima che il consumo globale di neon per la produzione di chip nel 2021 è stato di 540 tonnellate.

Alcuni importanti produttori di semiconduttori, come TSMC, hanno affermato che le loro scorte sono più che sufficienti per affrontare situazioni di emergenza come quella che si tra profilando mentre, per quanto riguarda i costi, il neon rappresenta solo una piccola parte del costo totale di produzione dei chip.

È tuttavia opinione comune degli analisti che un protrarsi della guerra tra Ucraina e Russia porterà a problemi di approvvigionamento sia per il neon che per altre materie prime, come il palladio che proviene per il 30% del consumo mondiale dalle miniere russe.

Per quanto riguarda il neon, bisogna considerare che, al contrario di quanto comunemente ritenuto, non si tratta di un gas raro. Il neon è un gas inerte che si trova in natura nell’aria che respiriamo e che viene estratto proprio dall’aria mediante distillazione frazionata della fase liquida. Lo compriamo dall’Ucraina semplicemente perché l’industria locale è in grado di produrlo a costi inferiori, un po’ come è successo per i metalli rari in Cina, e perché non si tratta di un business di ampia portata. Le industrie occidentali del settore si sono concentrate su mercati molto più grandi, come quelli dell’azoto e dell’ossigeno liquidi.

Questo significa che molte altre industrie potrebbero dedicarsi rapidamente alla produzione di questo gas, magari con un leggero aumento dei costi.

Prima dell’invasione, Ingas produceva da 15.000 a 20.000 metri cubi di neon al mese per i clienti di Taiwan, Corea, Cina, Stati Uniti e Germania, di cui circa il 75% destinato all’industria dei chip.

La società ha sede a Mariupol, città che, dopo feroci combattimenti, sembra essere caduta in mani russe.

Cryoin, che produceva da 10.000 a 15.000 metri cubi di neon al mese e che ha sede a Odessa, ha interrotto la produzione già dall’inizio dell’invasione russa per ragioni di sicurezza.

Ancora prima dell’inizio del conflitto, il prezzo del neon era aumentato in maniera significativa un po’ in tutto il mondo, con picchi di oltre il 600%.

Fortunatamente, come dicevamo prima, l’incidenza di questo prodotto sul prezzo di produzione dei semiconduttori è ridotto.

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