Nel consueto record mensile, TSMC rende noto che nel mese di ottobre 2024 le vendite nette hanno raggiunto il valore record di 314,24 miliardi di dollari taiwanesi, pari a 9,7 miliardi di dollari USA, con una crescita del 24,8% rispetto al mese precedente e del 29,2% rispetto allo stesso mese di un anno fa.
Ciò porta le vendite complessive del periodo gennaio-ottobre 2024 a 2,34 trilioni di NT$ pari a 72,3 miliardi di dollari USA, in crescita del 31,5% rispetto ai primi dieci mesi del 2023.
Ancora una volta, la crescita è stata guidata dal pieno utilizzo delle linee produttive a 5 e 3 nm, grazie agli ordini di Apple, NVIDIA, Qualcomm e Mediatek.
L’azienda prevede di chiudere il 2024 con un fatturato che supererà del 30% quello del 2023.
Negli ultimi giorni, segnatamente dopo la vittoria alle elezioni americana di Donald Trump, TSMC è stata al centro di numerose indiscrezioni; la più importante, riportata dal Financial Times e dalla Reuters, riguarda lo stop alle forniture di chip prodotti con tecnologia a 7 nm ad alcune aziende cinesi dietro alle quali si celerebbe Huawei. Secondo queste indiscrezioni, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti avrebbe chiesto a TSMC di sospendere le spedizioni di tutti i suoi chip da 7 nm (o ancora più avanzati) ai clienti AI/GPU cinesi a partire da oggi 11 novembre.
Secondo la Reuters, il Dipartimento del Commercio ha inviato una lettera “informata” a TSMC per presentare la richiesta, consentendo agli Stati Uniti di aggirare le lunghe procedure di regolamentazione e imporre rapidamente nuovi requisiti di licenza a specifiche aziende. L’azione arriva poco dopo che TSMC ha comunicato al Dipartimento che uno dei suoi chip era stato trovato in un processore AI Huawei.
La mossa indicherebbe le crescenti preoccupazioni dei legislatori repubblicani e democratici circa l’efficacia dei controlli sulle esportazioni verso la Cina e sull’applicazione di tali regolamenti da parte delle autorità statunitensi.
A inizio luglio, l’amministrazione Biden avrebbe redatto nuove regole mirate alle esportazioni di apparecchiature per la fabbricazione di chip, aggiungendo circa 120 aziende cinesi all’elenco delle entità soggette a restrizioni.
Il focus principale delle attuali restrizioni sarebbe sui chip AI, il che significa che prodotti come le GPU saranno attentamente monitorati. D’altro canto, i chip mobili e automobilistici potrebbero essere esclusi dalle restrizioni.
Secondo TechNOW VOICE sarebbero quattro i criteri di valutazione presi in considerazione per bloccare la produzione da parte di TSMC: il numero di transistor (con limite di 300 miliardi), le dimensioni del chip (superiori a 300 mm²), l’incorporazione di HBM e l’utilizzo del packaging CoWoS.
Utilizzando questi semplici parametri, sarà sempre più difficile per i chip AI ottenere l’approvazione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. L’articolo suggerisce inoltre che la mossa avrà probabilmente un impatto sulle quattro principali aziende di cloud computing cinesi, Huawei, Baidu, Tencent e Alibaba. Tuttavia, mentre Huawei è già inclusa nella blacklist, le altre tre aziende, che hanno collaborato con TSMC sullo sviluppo di chip AI, potrebbero subire forti restrizioni.
Se le indiscrezioni si rivelassero fondate (TSMC non commenta mai questo tipo di notizie), la decisione rappresenterebbe un duro colpo per le ambizioni di intelligenza artificiale della Cina, con costi più elevati e tempi di commercializzazione più lunghi, con un impatto significativo sulle prestazioni dei loro prodotti e sulla competitività sul mercato.
L’impatto di una decisione del genere sarebbe tutto sommato abbastanza marginale per TSMC che potrebbe compensare i mancati ricavi con nuovi prodotti per i clienti occidentali, vista la forte richiesta di questo genere di chip.