STMicroelectronics, la multinazionale italo-francese dei semiconduttori che nel 2022 è diventata la prima azienda europea del settore scavalcando la tedesca Infineon Technologies, diffonderà i dati finanziari relativi al primo trimestre 2023 il 27 aprile, prima dell’apertura dei mercati. NXP Semiconductors – l’altro colosso europeo – presenterà i dati il 1° maggio mentre il 4 maggio sarà la volta di Infineon. Tra i competitor globali, Texas Instruments rilascerà i dati trimestrali il 25 aprile mentre Analog Devices pubblicherà i conti il 17 maggio 2023.
Tutte queste aziende operano in settori (automotive, industriale, consumer e sicurezza) che non sono stati toccati – o al massimo sono stati sfiorati leggermente – dal pesante calo di vendite di processori e memorie innescato dal tonfo del mercato globale di PC e smartphone.
Tuttavia, anche in questi comparti, con l’eccezione dell’automotive, incomincia a spirare una leggera brezza di crisi, e in qualche caso si intravede il segno meno. Nulla di preoccupante, ma gli analisti vogliono valutare se, e in che misura, il rallentamento del mercato influirà su fatturati e margini, in particolare dopo il comunicato di Infineon della fine dello scorso marzo con il quale la società annunciava una revisione delle sue aspettative per i ricavi e i margini nel secondo trimestre 2023 (per Infineon il trimestre che si chiude al 31 marzo 2023 è il Q2 FY2023) nonché per l’intero anno fiscale 2023. L’azienda ha annunciato che le sue entrate nel trimestre supereranno i 4 miliardi di euro, rispetto alla sua previsione originale di circa 3,9 miliardi, mentre il margine netto salirà oltre il 25%. Il comunicato è arrivato, praticamente, alla fine del trimestre, per cui è molto probabile che queste cifre non si discosteranno da quelle reali. Anche per l’intero anno fiscale 2023, Infineon prevede un livello di fatturato significativamente superiore a quanto annunciato in precedenza (15,5 miliardi, ±500 milioni), con un corrispondente impatto positivo sui margini per l’intero anno fiscale.
Nessuna anticipazione, invece, da parte di STMicroelectronics sui conti del trimestre, ma in diverse occasioni il management di ST ha confermato che il target dei 20 miliardi di fatturato entro il 2027 rimaneva valido così l’obiettivo di vendite per un miliardo di dollari per i dispositivi in carburo di silicio (SiC).
È verosimile, pertanto, che i risultati che verranno annunciati giovedì 27 aprile corrispondano alle previsioni di ST di tre mesi fa, ovvero ricavi netti per 4,20 miliardi di dollari, in calo del 5,1% rispetto al trimestre precedente ma in crescita del 18,5% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa quando le vendite furono di 3,54 miliardi. Il margine lordo è previsto ancora in crescita, al 48%.
Se queste saranno le cifre finali, assisteremo dunque al controsorpasso di Infineon su ST, grazie soprattutto al rafforzamento dell’euro sul dollaro (i 4,2 miliardi di dollari di fatturato di ST equivalgono, al cambio attuale, a 3,82 miliardi di euro circa).
Da sempre, il rapporto di cambio euro/dollaro rappresenta per ST un elemento di criticità dal momento che l’89% dei ricavi dell’azienda vengono denominati in dollari mentre il 60% dei costi operativi è in euro, rendendo spesso più complicato anche il compito degli analisti che devono valutare la società. Non a caso, si passa da valutazioni come il BUY di Bank of America con target price a 71 euro, al SELL di Jefferies con prezzo obiettivo a 24÷33 euro. Attualmente la raccomandazione media dei 25 analisti che seguono la società è ACCUMULATE, con un prezzo obiettivo medio di 52÷53 euro che rappresenta un upside di oltre il 20% rispetto al prezzo di chiusura di 43,21 euro di venerdì 21 aprile.
La quotazione del titolo ha subito nel mese di aprile una forte battuta di arresto con un calo di quasi il 12% rispetto ai massimi toccati a fine marzo dopo l’annuncio della revisione al rialzo delle stime di Infineon. Anche senza considerare questo picco, ST ha guadagnato dall’inizio dell’anno quasi il 40% facendo decisamente meglio dell’indice di riferimento dei semiconduttori (il PHLX Semiconductor si è spinto a guadagnare il 25÷28%) e dell’indice FTSE MIB di Milano (+17%).
Nonostante questa forte crescita, sulla base dei multipli di mercato le azioni STMicroelectronics risultano ancora molto sottovalutate, in media del 50% rispetto al settore di riferimento. Questa valutazione è confermata anche dal fair value calcolato con il metodo dei flussi di cassa attualizzati (Dcf, discounted cash flow).
Anche la situazione finanziaria appare molto buona così come il margine lordo, uno dei talloni di Achille della società in passato, ma che, sotto la guida di Jean-Marc Chéry, è cresciuto in maniera costante negli ultimi anni: 38,7% nel 2019; 37,1% nel 2020; 41,7% nel 2021; 47,3% nel 2022; e 48(F)% nel 2023.
Gli elevati margini hanno consentito un flusso di cassa in costante aumento (1,86 miliardi nel 2019; 2,09 miliardi nel 2020; 3,06 miliardi nel 2021; 5,20 miliardi nel 2022) che la società ha destinato in gran parte agli investimenti per recuperare il divario con i competitor come Texas Instruments o NXP Semiconductors. Questa politica è andata a scapito della remunerazione degli azionisti ai quali sono andate le briciole (si fa per dire): complessivamente 558 milioni di dollari, 212 milioni di dividendi e 346 milioni per riacquisto di azioni proprie. Tuttavia, nell’ottica di una costante crescita del valore delle azioni, la remunerazione degli azionisti può passare in secondo piano: a parte il 40% di crescita del valore delle azioni nei primi mesi di quest’anno, le quotazioni alla Borsa di Milano del titolo ST sono cresciute di quasi il 100% negli ultimi 5 anni, contro, ad esempio, il 60% di Texas Instruments che distribuisce un rendimento decisamente più alto, anche se mai superiore al 3%.
Probabilmente nei prossimi mesi subentrerà un fase di assestamento del titolo per poi assistere, verso la fine dell’anno, ad una nuova crescita delle quotazione quando tutto il comparto dei semiconduttori si rimetterà in marcia verso il traguardo dei mille miliardi di dollari di vendite che gli analisti prevedono verrà raggiunto entro il 2030.
Per fare fronte al forte aumento delle richieste di semiconduttori nei prossimi anni, STMicroeletronics sta investendo pesantemente per aumentare la propria capacità produttiva. Da questo punto di vista, l’impianto R3 di Agrate Brianza sta costantemente aumentando i livelli produttivi, a Catania è in fase di realizzazione la nuova fabbrica per la produzione di wafer epitassiali SiC da 150 mm e l’azienda ha annunciato un accordo con GlobalFoundries per realizzare un nuovo fab da 300 mm in Francia per dispositivi FD-SOI.
Se a tutto ciò aggiungiamo la recente approvazione dell’European Chips Act che stanzia ingenti fondi per l’industria europea dei semiconduttori e le risorse del PNRR nazionale destinate alla microelettronica, non possiamo che essere ottimisti sul futuro di STMicroelectronics.