Fondata su iniziativa di otto tra le più importanti aziende del paese e sostenuta dal governo di Tokyo, la nuova società si propone di rilanciare la produzione di semiconduttori logici avanzati con l’obiettivo di raggiungere la produzione di massa entro il 2027.
In risposta alle crescenti tensioni geopolitiche e ai problemi legati alla catena di approvvigionamento, dopo Stati Uniti ed Europa anche il Giappone tenta di rafforzate la propria capacità manifatturiera nel campo dei semiconduttori.
Un tempo leader mondiale, il Giappone è ancora all’avanguardia in alcuni settori specifici (macchinari, materiali, produzione di wafer, memorie, sensore d’immagine) ma per quanto riguarda le attività di fonderia, la tecnologia più avanzata è ferma ai nodi di processo a 28 nm.
Per il design di dispositivi più avanzati, e soprattutto per la loro fabbricazione, le aziende del paese debbono utilizzare fornitori stranieri, in particolare TSMC e Samsung.
Per tentare di recuperare il terreno perduto, otto tra le più importanti società giapponesi nel campo della tecnologia e della finanza hanno dato vita al consorzio denominato Rapidus che si propone di sviluppare e mettere in produzione entro il 2027 semiconduttori logici con nodo di processo uguale o inferiore a 2 nm che saranno utilizzati nella guida autonoma, nell’intelligenza artificiale (AI) e negli edifici intelligenti.
La nuova società è stata fondata da Denso e Toyota Motors operanti in campo automobilistico, da Kioxia, Sony, NTT e NEC operanti nel settore elettronico e dalle società finanziarie Softbank e Mitsubishi UFJ Bank. Rapidus potra anche contare sul sostegno del governo giapponesi che contribuirà con sovvenzioni pubbliche per 70 miliardi di yen (circa 490 milioni di dollari).
Secondo indiscrezioni di stampa, ciascuna delle otto società contribuirà inizialmente con 1 miliardo di yen.
Al momento, non entreranno a fare parte del nuovo consorzio le due aziende di semiconduttori più importanti del Giappone, ovvero Renesas e Rohm.
“Puntiamo alla produzione di massa di semiconduttori all’avanguardia, che stanno diventando sempre più importanti per la sicurezza economica“, ha affermato Tetsuro Higashi, nuovo CEO di Rapidus ed ex presidente di Tokyo Electron, il principale produttore giapponese di apparecchiature per la produzione di semiconduttori. “La nuova società riporterà ingegneri giapponesi che lavorano all’estero per aprire la strada alla produzione di semiconduttori di 2 nanometri o inferiori“, ha dichiarato Higashi.
Per lo sviluppo dell’industria giapponese dei semiconduttori, in particolare nel campo della manifattura, il governo di Tokyo ha stanziato una prima tranche di 600 miliardi di yen nell’aprile 2022 ed ha aumentato recentemente questo importo a 1,3 trilioni di yen complessivi (8,8 miliardi di dollari).
Oltre a rafforzare le proprie capacità manifatturiere, il Giappone e gli Stati Uniti intendono collaborare per creare una catena di fornitura più resiliente e, insieme a Corea del Sud e Taiwan, daranno vita ad una alleanza chiamata “Chip 4″ che ha lo stesso scopo ma che si propone anche di bloccare la tecnologia cinese nei nodi avanzati.
Sul piano interno, il Giappone ha già ottenuto alcuni importanti risultati come l’accordo tra Sony e TSMC per la costruzione di un nuovo impianto produttivo sul suolo giapponese che dovrebbe diventare operativo nel 2024 e che comporterà un investimento di 7 miliardi di dollari.
Il recente passato dell’industria giapponese dei semiconduttori è disseminato di numerosi fallimenti come l’accordo del 2006 tra Toshiba, Hitachi e Renesas per una fonderia comune che è durato solo sei mesi, o come il fallimento di Elpida Memory nel 2012 o le più recenti traversie di Toshiba. Chissà se questa volta l’iniziativa avrà il successo auspicato da governo di Tokyo.