Il nuovo impianto costerà 7 miliardi di dollari e sarà operativo a partire dal 2024.
Dopo TSMC, anche Micron sembra intenzionata a realizzare un nuovo impianto produttivo in Giappone. La notizia, diffusa dal quotidiano Nikkan Kogyo, è stata ripresa da altre agenzie di stampa ma non è stata confermata né da Micron né dell’amministrazione nipponica.
Se la notizia venisse confermata, si tratterebbe di un nuovo successo della diplomazia “tecnologica” del Giappone, una nazione che vuole tornare a contare nel settore della produzione di chip e, soprattutto, risolvere l’attuale carenza di semiconduttori accorciando la catena di approvvigionamento. Per questo motivo Tokyo ha messo sul piatto consistenti incentivi e agevolazioni fiscali che hanno convinto recentemente TSMC ad accettare di realizzare una nuova fonderia in Giappone. È molto probabile che, anche nel caso di Micron, gli incentivi statali abbiano avuto un peso determinante nella decisione.
C’è in ogni caso da osservare che il Giappone, un tempo leader mondiale nella produzione di semiconduttori, ha ancora una forte industria nazionale con campioni come Renesas, Rohm, Sony, Kyoxia, Toshiba e Murata, ed è ancora il principale produttore mondiale di materiali di consumo (gas e sostanze chimiche) necessarie per la produzione di chip. Anche negli impianti di produzione e nella fornitura di wafer, i fornitori giapponesi occupano una posizione di primo piano. Quello che manca sono i chip più avanzati come quelli prodotti da TSMC o Samsung.
Micron dispone già di un sito produttivo in Giappone, nell’area di Hiroshima, con relativo centro di ricerca e sviluppo; attualmente questo impianto (acquistato la Elpida Memory nel 2013) e denominato Fab15, produce chip di memoria con wafer da 300 mm con una capacità di circa 100 mila wafer/mese.
In questa stessa area dovrebbe sorgere il nuovo impianto con un investimento di 800 miliardi di yen pari a circa 7 miliardi di dollari.
Micron non ha né confermato né smentito queste indiscrezioni, ma ha diffuso in giornata un comunicato stampa nel quale indica in 150 miliardi di dollari gli investimenti per nuovi impianti e attività di R&D per i prossimi 10 anni.