In attesa del Chips Act italiano, più volte annunciato e mai varato, ecco la presentazione in pompa magna di un nuovo “fondamentale” chip prodotto dall’industria italiana. Peccato che nessuno ne sappia nulla o quasi, persino l’azienda che lo avrebbe progettato.
Confesso che, quando ho letto il comunicato stampa che annunciava un nuovo e innovativo microchip italiano destinato ai sistemi di sicurezza, ci sono rimasto male.
In primo luogo, perché – pur avendo un contatto diretto con tutte le aziende italiane e globali del settore dei semiconduttori – la notizia mi era sfuggita. In secondo luogo, perché, dopo decenni di attività in questo ambito non mi ero accorto dell’esistenza di una fabless italiana (finalmente ce n’è una!) in grado di progettare un chip così innovativo. Sarà l’età, mi sono detto.
Poi ho iniziato a leggere più attentamente i vari comunicati stampa, le notizie apparse sui social e le interviste ai dirigenti che hanno preso parte alla presentazione presso Palazzo Piacentini insieme al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Gli slogan
Purtroppo, non ho trovato nulla che andasse oltre le generiche dichiarazioni del tipo “il primo microprocessore crittografico progettato interamente in Italia”, “un nuovo strumento per rafforzare l’autonomia e la sovranità tecnologica nazionale”, “in grado di soddisfare i più avanzati requisiti di security by design”.
L’informazione più approfondita dal punto di vista tecnico che ho trovato è stata “una risposta agli stringenti requisiti di cybersicurezza contenuti nel Cyber Resilience Act e nelle Direttive UE Nis2 e CER” e “Il microchip fa uso di chiavi crittografiche resistenti alla tecnologia quantistica”.
Suvvia, mi sono detto, in fondo ci sta che in una presentazione per la stampa generalista non si scenda in particolari tecnici che magari nessuno sarebbe in grado di comprendere.
Per questo motivo, ma anche per fornire maggiori informazioni su quanto annunciato, ho cercato, fiducioso, dettagli sul nuovo chip nel sito di Telsy, la società controllata da TIM che avrebbe progettato il nuovo chip.
Ho scoperto così, di cosa si occupa Telsy: “Operando in sinergia con le altre factories del Gruppo TIM, Telsy è il centro di competenza di Cybersecurity e Crittografia che affianca servizi di Intelligence, soluzioni di sicurezza gestite (MSS), servizi erogati tramite il SOC aziendale e Cyber Professional Service mettendo a disposizione esperti, tecnologie e infrastrutture proprietarie per una sicurezza su misura dei clienti più esigenti”. Un’attività che poco ha a che fare con quelle di una fabless che progetta microchip.
Però ci sta che nell’ambito di un’attività del genere ci sia una divisione che si occupi di progettare microchip ad hoc per la sicurezza hardware. In fondo, mi sono detto, Bosch, oltre a produrre elettroutensili, progetta e fabbrica i chip utilizzati nei suoi trapani.
Di cosa si occupa Telsy
E così ho cercato sul sito qualche dettaglio sul nuovo chip annunciato con grande clamore dal ministro Adolfo Urso e dai vertici di TIM e Telsy.
Con mia grande sorpresa non ho trovato alcuna notizia né sul lancio del nuovo prodotto né sulle caratteristiche dello stesso.
Nulla, il nulla più assoluto. Né tra le news né nel blog o in altre sezioni del sito.
Senonché, il 18 dicembre, tre giorni più tardi, ecco comparire su sito di Telsy una sibillina news che dà notizia di questo chip, riportando le stesse, generiche, informazioni fornite nel precedente comunicato stampa di TIM.
Figuriamoci un datasheet o uno schema a blocchi, o semplicemente un elenco delle principali funzioni e degli standard di sicurezza implementati.
Lo stesso giorno la notizia è stata ripresa con grande risalto sia dalla stampa generalista, (quotidiani e settimanali) che da quella tecnico-professionale, online e su carta, senza che qualcuno si prendesse la briga di approfondire la questione.
Insomma, il classico spottone natalizio che non poteva essere trascurato da nessun media visto che tra i protagonisti c’è TIM, uno dei top spender pubblicitari italiani.
Secure Chip di STMicroelectronics: esistono da anni
L’altro aspetto che stona non poco nella presentazione del ministro Urso e dei dirigenti di TIM è l’enfasi posta sulla italianità del prodotto e della relativa catena di fornitura.
In particolare, sulla affermazione che si tratta del “primo microprocessore crittografico progettato interamente in Italia”, dimenticando che nel nostro paese esiste un’azienda come STMicroelectronics che progetta, produce e commercializza questo genere di prodotti da decine di anni e che è uno dei leader mondiali in questo settore.
Un’azienda che, tra l’altro, il ministro Adolfo Urso dovrebbe conoscere molto bene dal momento che è partecipata dallo Stato italiano.
STMicroelectronics dispone di soluzione hardware e software all’avanguardia nel settore della sicurezza, per applicazioni in tutti i campi, dal cloud, all’automotive al mercato consumer.
Dal ministro Urso ci saremmo aspettati, invece, qualche novità riguardante il progetto italiano di Intel, qualche informazione sulle indiscrezioni sul nuovo megafab di STMicroelectronics di Catania e, soprattutto, qualche informazione sul più volte annunciato e mai varato Chips Act italiano.
Che fine ha fatto il Chips Act Italiano?
Adolfo Urso lo aveva annunciato prima dell’estate “A questo scopo stiamo inoltre preparando il piano nazionale della microelettronica che sarà alla base del Chips act italiano, che presenterò in Consiglio dei ministri prima della pausa estiva“, per poi tornare sull’argomento un paio di mesi fa annunciando il varo del provvedimento prima della fine dell’anno.
Nel frattempo le uniche risorse disponibili per l’industria dei semiconduttori italiana sono quelle varate dal governo Draghi nel marzo del 2022, più volte riviste, correttte e riassegnate, in una sorta di gioco delle tre carte.
Il settore si aspettava anche una dichiarazione di Giorgia Meloni in merito alla vicenda Intel. Infatti, nella conferenza stampa del dicembre 2022, la premier aveva dichiarato “… da parte nostra c’è la massima disponibilità, io sto proprio in queste ore cercando di calendarizzare un incontro con i rappresentanti di Intel per capire come possiamo facilitare questa decisione, cosa possiamo fare per favorire questo investimento e per capire se viene confermata la volontà dell’azienda e quali sono i presupposti. Sarà una delle prime cose sulle quali lavorerò nei prossimi giorni.”
È passato esattamente un anno (né giorni né ore), ma del progetto italiano di Intel non si è saputo più nulla.
Speriamo che nella imminente conferenza stampa di fine 2023 Giorgia Meloni faccia chiarezza sull’argomento: mi permetto di anticipare la domanda.
Secondo i responsabili di TIM/Telsy, il nuovo chip dovrebbe essere disponibile nei primi mesi del 2024. Ancora pochi mesi e sapremo di cosa si tratta: ve ne daremo conto.