Dopo le accuse di privilegiare gli investimenti francesi rispetto a quelli italiani, con la minaccia di non votare la riconferma di Jean Marc Chéry, il Consiglio di Sorveglianza propone un cambiamento dello statuto della società che prevede l’allargamento del Managing Board all’attuale CFO Lorenzo Grandi.
È dal 1987 che la guida di STMicroelectronics è nelle mani di un singolo manager che ricopre il ruolo di Presidente e CEO e che è anche l’unico componente del Managing Board. Attualmente l’incarico è ricoperto dal francese Jean-Marc Chéry, in carica dal maggio 2018.
L’operato del Managing Board e del CEO e Presidente di ST è sottoposto al controllo, nei limiti previsti dallo statuto di ST, del Consiglio di Sorveglianza composto da 9 membri in rappresentanza degli azionisti e dell’Executive Commitee composto da 8 membri, compreso Jean Marc Chéry che ne è anche il presidente.
Anche il presidente del Consiglio di Sorveglianza è un francese, Nicolas Dufourcq, mentre il vicepresidente è l’italiano Maurizio Tamagnini.
C’è poi, naturalmente, l’Assemblea degli Azionisti.
L’azienda è controllata pariteticamente dal governo italiano e da quello francese tramite STMicroelectronics Holding che possiede il 27,5% del capitale sociale; la holding è ripartita a metà tra il ministero italiano dell’Economia e FT1C1, che fa capo alla banca statale francese Bpifrance.
Questa governance è ora destinata a cambiare a seguito delle critiche mosse da parte italiana al CEO Jean Marc Chéry accusato di aver privilegiato gli investimenti francesi rispetto a quelli italiani. La polemica, dal Consiglio di Sorveglianza è arrivata ai vertici politici dei due paesi, nelle persone del ministro italiano dell’economia Giancarlo Giorgetti e dell’omologo francese Bruno Le Maire che si sarebbero accordati per una modifica alla governance che dovrebbe riequilibrare in qualche modo l’influenza che i due paesi esercitano sulla società, perlomeno sulle questioni più importanti come, appunto, una equa suddivisione degli investimenti tra i due paesi.
Erano stati proprio i più recenti investimenti annunciati dalla società a sollevare il malcontento da parte italiana.
In Italia, STMicroelectronics aveva infatti annunciato la costruzione di un nuovo impianto a Catania per la produzione di wafer SiC per un investimento complessivo di 730 milioni di euro (con un contributo del governo italiano di 292,5 milioni di euro).
In Francia, invece, ST aveva annunciato un nuovo impianto di front-end per wafer da 300 mm in partnership con GlobalFoundries per un investimento complessivo di 7,4 miliardi di euro con un contributo da parte del governo francese di 2,9 miliardi.
Altri malumori da parte italiana aveva provocato la recente riorganizzazione della società in due soli gruppi di Prodotto con l’uscita di Mario Monti che guidava la soppressa divisione Automotive e Discrete group.
L’accordo tra il governo italiano e quello francese è stato recepito dal Consiglio di Sorveglianza che ha redatto un documento con tutte le modifiche necessarie da proporre alla prossima assemblea dei soci che si terrà ad Amsterdam il 22 maggio.
Le valutazioni dei sindacati
Giudizio positivo sul compromesso raggiunto è stato espresso dai sindacati. “Valutiamo positivamente l’intesa raggiunta tra il Ministro Italiano Giancarlo Giorgetti e il Ministro francese Bruno Le Maire per un governo non più monocratico del comitato di gestione”, ha dichiarato il Segretario nazionale della FIM CISL Massimiliano Nobis. “Dopo la riorganizzazione strategica delle divisioni di business di STMicroelectronics passando dalle tre divisioni ADG (divisione dedicata ai chip per l’automotive a trazione italiana), AMS e MDG, a due nuove divisioni APMS e MDRF, è cresciuta tra i lavoratori la preoccupazione che si indebolisse il sostegno al mantenimento degli investimenti sui siti di Agrate e Catania (per un totale di 10.000 addetti) a favore degli investimenti sui siti francesi.”
“Ora attendiamo la conferma del mantenimento del piano di investimenti sullo stabilimento catanese con lo sviluppo del progetto del substrato di Carburo di Silicio che risulta essere unico nel panorama, “first of Kind” e probabilmente, ci sono le condizioni e le competenze per ulteriori investimenti sui chip SiC.”
“Mentre sullo stabilimento di Agrate non abbiamo avuto risposte chiare circa i tempi di realizzo della seconda parte dell’investimento sul progetto R3 dove si dovrebbero sviluppare i chip Smart Power con wafer da 12 pollici. Ad oggi è stata ultimata la prima fase per un investimento stimato di due miliardi di dollari. I tempi per il completamento della seconda fase dovranno essere brevi per mantenere strategico il sito di Agrate, è anche questa la volontà di STMicrolectronics?” si domanda il sindacato.