Non avendo fornito alcuna risposta nei tempi previsti dall’accordo, le autorità tedesche hanno di fatto bloccato l’acquisizione che avrebbe creato il secondo produttore mondiale di wafer da 300 millimetri.
L’offerta pubblica di acquisto di GlobalWafers, del valore di 4,35 miliardi di euro, scadeva il 31 gennaio, data entro la quale doveva arrivare il nulla osta da parte del Ministero dell’Economia tedesco, dopo che le autorità antitrust dei principali paesi interessati, Cina compresa, avevano già dato il loro via libera.
L’autorizzazione non è arrivata e l’accordo è sfumato. In realtà l’operazione potrebbe essere riproposta, ma per il momento questo stop costerà a GlobalWafers 50 milioni di dollari che la società taiwanese dovrà pagare come penale a Siltronic.
Le autorità tedesche hanno giustificato il ritardo con i tempi troppo stretti per lo studio del complesso dossier, nonostante i 14 mesi trascorsi dalla richiesta di autorizzazione.
Non è da escludere che su tale ritardo abbia pesato il cambiamento di atteggiamento dei governi dei paesi europei e della UE rispetto alla politica industriale a cui uniformarsi in questo campo, dopo i gravi problemi causati a numerosi comparti industriali dalla carenza di chip, in particolare al settore automobilistico.
Una carenza che secondo molti politici dipende dall’eccessivo peso dell’industria manifatturiera asiatica dei semiconduttori. Per questo motivo, Europa, Stati Uniti e Giappone stanno cercando di rilanciare le proprie industrie, con incentivi e nuovi piani di sviluppo. Ma anche con una più attenta considerazione dei tentativi di acquisizione delle aziende nazionali da parte dei colossi asiatici.
Ricordiamo, a tale proposito, l’intervento del governo Draghi che ha bloccato le acquisizioni di alcune aziende tecnologiche italiane, tra le quali la Lpe di Baranzate (MI), azienda che produce reattori epitassiali per l’industria dei semiconduttori.
GlobalWafer e Siltronic producono wafer di silicio, i supporti sui quali vengono fabbricati i microchip. L’acquisizione avrebbe dato vita alla seconda più importante azienda al mondo nella produzione di wafer da 300 mm, alle spalle della giapponese Shin-Etsu.
Proprio oggi Siltronic ha diffuso i risultati finanziari del 2021 che evidenziano un incremento delle entrate del 16% rispetto al 2020, a quota 1,405 miliardi di euro; l’EBITDA è passato da 332 a 466 milioni raggiungendo un margine del 33%.
Il 2021 è stato caratterizzato dall’avvio della costruzione di un nuovo impianto produttivo per wafer da 300 mm a Singapore.
A seguito della mancata autorizzazione, Doris Hsu, Presidente e CEO di GlobalWafers, ha dichiarato: “Non siamo stati in grado di ottenere l’approvazione del governo tedesco prima della data di scadenza dell’IPO. Pensando ai nostri sforzi per raggiungere una soluzione accettabile da entrambe le parti, così come alla nostra lunga storia di successi in Europa, questo risultato ci delude profondamente. Continueremo sicuramente a lavorare a stretto contatto con i nostri clienti europei, molti dei quali hanno supportato la nostra iniziativa. Analizzeremo la non decisione del governo tedesco e ne considereremo l’impatto sulla nostra futura strategia di investimento”.
GlobalWafers detiene direttamente il 13,67% delle azioni di Siltronic; le adesioni all’IPO sono state pari al 56,60% delle azioni in circolazione. GlobalWafers aveva offerto inizialmente 125 Euro in contanti per poi aumentare l’offerta a 145 Euro, sempre in contanti.
GlobalWafers ha sede a Hsinchu, Taiwan, nell’Hsinchu Science Park, dove ha il suo quartier generale anche TSMC, la più importante foundry al mondo. La società, che possiede 17 siti produttivi in tutto il mondo, nel 2021 ha fatturato 61,1 miliardi NT$, circa 2,20 miliardi di dollari.
In Italia GlobalWafers possiede i due stabilimenti di Novara e Merano di MEMC Electronic Materials SpA, una società attiva nel settore da oltre 40 anni che produce wafer da 200 mm. Con quasi 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 300 milioni di euro, MEMC Electronic Materials SpA è l’unico produttore italiano di wafer.
Nello stabilimento d Merano vengono prodotti i lingotti di silicio col classico processo di accrescimento Czochralski, mentre a Novara i lingotti vengono tagliati, lucidati ed inviati ai produttori di semiconduttori di tutto il mondo.
A fronte di un accordo sfumato, c’è la felice conclusione dell’acquisizione di Xilinx da parte di AMD, ormai in dirittura d’arrivo dopo il nulla osta rilasciato pochi giorni fa dalle autorità antitrust cinesi.