È un periodo in cui, purtroppo, si parla molto di nuove armi. E, ancor peggio, le armi – vecchie e nuove – vengono utilizzate sul campo provocando morte e distruzione, come nel caso dei missili ipersonici Khinzal lanciati dai russi in Ucraina.
Ma la guerra interessa anche lo spazio, dove da tempo sono in orbita centinaia di satelliti spia, oltre a quelli destinati alle comunicazioni militari e alle reti GNSS che forniscono informazioni per la localizzazione.
A questi, si stanno aggiungendo ora anche i cosiddetti satelliti killer, destinati alla distruzione dei veicoli spaziali nemici.
A tale categoria appartengono i satelliti cinesi che integrano il sistema d’arma denominato RKA (Relativistic Klystron Amplifier) in grado di generare brevissimi ma particolarmente intensi impulsi a microonde che possono danneggiare l’elettronica dei satelliti avversati mettendoli così fuori uso. Ne dà notizia il sito AsiaTimes che segnala che i ricercatori cinesi sono riusciti a realizzare un sistema a microonde in grado di generare brevissimi impulsi da 5 megawatt in banda Ka, banda utilizzata per le comunicazioni radio e in applicazioni radar.
Le dimensioni dell’intero sistema – che utilizza una sorgente allo stato solido – sono tali da poter essere montati sui satelliti da inviare in orbita.
Tale potenza, pur non essendo sufficiente a raggiungere obiettivi terrestri dallo spazio, potrebbe essere impiegata per colpire, una volta avvicinati, i satelliti nemici, mettendone fuori uso l’elettronica di bordo.
Questi dispositivi fanno parte dei cosiddetti sistemi d’arma DEW (Directed-energy Weapon) che utilizzano energia elettromagnetica concentrata anziché energia cinetica per danneggiare o distruggere gli obiettivi nemici.
Sebbene la Cina neghi che l’RKA sia un’arma a energia diretta (DEW), secondo fonti cinesi anonime, è proprio questo lo scopo finale delle ricerche in corso.
D’altra parte questo genere di armi è allo studio da decenni, sia negli Stati Uniti che in Russia.
Questo progetto dimostra quanto lo spazio stia diventando un’arena geopolitica sempre più importante. Dopo la Russia che, come sappiamo, dispone di armi ipersoniche già operative, anche la Cina ha testato con successo un’arma simile con capacità nucleare nell’agosto dello scorso anno. Secondo molti osservatori, questa categoria di sistemi rappresenta, per le attività spaziali, un salto qualitativo pari a quello della messa in orbita del primo Sputnik.
Per contrastare questa nuova minaccia, gli Stati Uniti – che non sono ancora riusciti a mettere a punto un’arma simile – stanno realizzando un sistema avanzato di sensori con un primo stanziamento di 32 milioni di dollari assegnato il mese scorso a GEOST, un’azienda militare statunitense.