La separazione sempre più netta tra il comparto di progettazione e quello produttivo di Intel, voluta dal CEO Pat Gelsinger, sta provocando effetti inaspettati, con un forte incremento degli ordini a TSMC da parte del colosso californiano. I timori per gli investimenti produttivi di Intel in Europa.
Secondo un recente rapporto di Goldman Sachs – di cui dà notizia il sito del quotidiano Commercial Times di Taiwan – Intel avrebbe aumentato gli ordini alla foundry taiwanese in maniera significativa per i prossimi due anni.
Questa notizia, se confermata, può essere interpretata in due modi, completamente opposti tra loro.
Quanti ritengono che la notizia abbia una valenza positiva per Intel sottolineano che l’incremento degli ordini a TSMC può significare una forte ripresa del mercato dei PC e dei processori per data center a cui, al momento, la capacità manifatturiera dell’azienda non è in grado di dare una risposta adeguata. In questa fase, infatti, l’attività di fonderia di Intel è fortemente impegnata a implementare processi molto più avanzati rispetto a quelli relativi agli ordini a TSMC. Lo scopo è quello di riuscire a competere con Samsung e TSMC e garantirsi una leadership futura. Su questo fronte, Intel ha annunciato alcuni importanti accordi con aziende leader di mercato, come quello di cui ha parlato Pat Gelsinger alcuni giorni fa. Secondo l’azienda, addirittura, una società avrebbe versato a Intel un consistente acconto per assicurarsi la capacità produttiva del futuro nodo di processo 18A.
Altri osservatori, invece, considerano la notizia una conferma dell’incapacità di Intel di riprendersi dalla grave crisi finanziaria e tecnologica che ha caratterizzato l’ultimo biennio. Secondo questi analisti, l’attività manifatturiera dell’azienda è destinata a fallire ed è molto probabile che anche Intel si trasformi in una fabless per poter sopravvivere. Quest’ultima ipotesi getta un’ombra sinistra sulle scelte europee di affidarsi a Intel per rilanciare le sorti dell’industria dei semiconduttori del Vecchio Continente.
Secondo Goldman Sachs Securities sono proprio i ritardi nell’aggiornamento del processo a 7-10 nm che hanno convinto la dirigenza di Intel a separare le attività di progettazione da quelle produttive, creando una business unit che avrebbe dovuto competere con TSMC e Samsung Foundry.
Intel è cliente di TSMC da molto tempo, ma affida a TSMC la costruzione di processori non di primo piano, con i prodotti principali che vengono ancora prodotti all’interno. Goldman Sachs ha tuttavia sottolineato che TSMC ha recentemente segnalato un aumento dell’attività di outsourcing di Intel che per l’azienda taiwanese potrebbe rappresentare una nuova interessante opportunità di business.
Secondo l’analisi di Goldman Sachs, la dimensione complessiva degli ordini in outsourcing di Intel nel 2024 e nel 2025 sarà, rispettivamente, di 18,6 miliardi di dollari e 19,4 miliardi di dollari; di questi ordini, i servizi di fonderia di TSMC potrebbero accaparrarsi 5,6 miliardi di dollari nel 2024 e 9,7 miliardi nel 2025, pari a circa il 6,4% e il 9,4% dei ricavi complessivi di TSMC.
Nel dettaglio, per mantenere competitivi i propri chip, Intel ha stipulato un contratto con TSMC per fabbricare parti dei suoi processore “Meteor Lake” di prossima generazione. Mentre la CPU, così come il chiplet, continuerà ad essere fabbricata da Intel all’interno col nodo di processo Intel 4 (7 nm), la GPU utilizzerà il nodo a 5 nm di TSMC, mentre SoC e IOE utilizzeranno entrambi il nodo a 6 nm di TSMC.
La decisione di esternalizzare la produzione di processori e SoC in maniera così significativa è un segno dei tempi.
Dopo NVIDIA, AMD, Qualcomm, Apple e MediaTek, è probabile che anche Intel (o una parte di essa) si trasformi in una fabless a tutti gli effetti, cogliendo le opportunità di flessibilità e scalabilità offerte dal modello di fonderia a contratto.
Lasciando al suo destino l’attività manifatturiera sempre più impegnativa sotto tutti i punti di vista, finanziario e tecnologico.