Le sanzioni nei confronti della Russia per l’aggressione all’Ucraina e le restrizioni americane all’esportazione di tecnologia avanzata verso la Cina, inducono TSMC a rinunciare alla produzione dei chip BR100 della cinese Biren Technology e BE-S1000 della russa Baikal Electronics.
Secondo indiscrezioni di stampa, non smentite né confermate dai diretti interessati, Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (TSMC), la prima foundry al mondo, avrebbe bloccato la produzione del processore BR100, uno dei più avanzati dispositivi della startup cinese Biren Technology.
Nei mesi scorsi, TSMC aveva definitivamente rinunciato alla produzione del processore BE-S1000 della russa Baikal Electronics.
Nel primo caso il blocco della fornitura arriva dopo le nuove sanzioni americane decise alcune settimane fa per limitare l’esportazione americana di tecnologia avanzata nei confronti della Cina. Le restrizioni riguardano anche tutti i produttori globali che utilizzano, anche in piccola parte, tecnologia americana per fabbricare chip avanzati o macchinari per produrre gli stessi chip.
Nel secondo caso, il blocco deriva dalle sanzioni di tutti i paesi dell’Occidente nei confronti della Russia dopo l’aggressione all’Ucraina.
Con queste decisioni, TSMC affossa l’intenzione russa di realizzare una produzione nazionale – seppur limitata – di Personal Computer da utilizzare in alternativa ai PC di produzione occidentale. Pur prevedendo una tecnologia di fabbricazione non particolarmente avanzata (il chip utilizza un nodo di processo a 16 nm), non esiste alcuna fonderia in Russia con tale tecnologia, così come non esiste la possibilità di accedere a qualche altra foundry con tale tecnologia disposta a produrre il chip.
Molto più importante e il no di TSMC a Biren Technology. Su questa azienda la Cina aveva riposto le speranze (e le ambizioni) di realizzare prodotti in grado di competere con i più avanzati processori di Nvidia e di AMD nel campo dei sistemi ad alte prestazioni, dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico.
Recentemente, i suoi processori di punta BR100 e BR104 sono stati al centro di numerosi test e prove di varia natura che ne hanno evidenziato l’effettiva capacità di competere con i processori di punta americani.
Probabilmente sono state proprio queste notizie che hanno convinto la Casa Bianca a porre un freno all’avanzata cinese in questo settore, importantissimo per la ricerca avanzata in campo civile e militare. Il BR100 è stato fin qui fabbricato da TSMC con nodo di processo a 7 nm, una tecnologia fuori dalla portata delle foundry cinesi, compresa SMIC. Inoltre il software di progettazione e molte delle IP utilizzate sono tutte di provenienza statunitense.
Sembra che la decisione sia di tipo cautelativo, in attesa di ulteriori approfondimenti e verifiche con il Dipartimento del Commercio americano; da parte sua, Biren esclude che la sua GPU rientri nelle norme emanate dagli USA.
In ogni caso, la vicenda dimostra quanto TSMC e Taiwan siano perfettamente allineate con le posizioni americane, anche a scapito di un calo delle vendite, e di quanto sarà difficile per le aziende cinesi superare la recente linea rossa tecnologica tracciata dal governo USA.