Inizierà il 28 ottobre prossimo la quotazione al Nasdaq delle azioni di GlobalFoudries (tiker “GFS”), una delle prime cinque foundry al mondo, dopo che la società ha presentato formale domanda di IPO al SEC il 4 ottobre scorso e annunciato pochi giorni fa il numero di azioni che verranno immesse sul mercato e la forchetta iniziale di prezzo.
Si tratta complessivamente di 55 milioni di azioni, 33 milioni offerte da GF e 22 milioni da Mubadala Investment Company PJSC, il fondo sovrano di Abu Dhabi che possiede, direttamente o indirettamente, l’intero pacchetto azionario della società. Il prezzo dell’offerta pubblica iniziale è compreso da 42 e 47 dollari per azione, per una valutazione della società compresa tra 22,5 e 25,2 miliardi di dollari, sulla base di 534,7 milioni di azioni in circolazione.
In relazione all’offerta, Mubadala prevede di concedere ai sottoscrittori un’opzione di 30 giorni per l’acquisto di ulteriori 8.250.000 azioni ordinarie al prezzo dell’offerta pubblica.
La società conta dunque di incassare tra 1,38 e 1,55 miliardi di dollari destinati allo sviluppo delle proprie attività.
A conclusione dell’IPO, il fondo sovrano di Abu Dhabi resterà in ogni caso proprietario dell’89,7% delle azioni.
I fondi gestiti da BlackRock, Columbia Management Investment Advisers, Fidelity Management, un’affiliata di Koch Industries e Qualcomm hanno manifestato l’interesse ad acquistare un totale di circa 1,05 miliardi di dollari in azioni. Il fondo Silver Lake, invece, ha concordato l’acquisto separato di 75 milioni di dollari in azioni in un collocamento privato.
L’IPO di GlobalFoundries arriva in un momento di grande fermento per il mercato delle fonderie, sottoposto a una fortissima pressione a seguito della crescente domanda di semiconduttori, sia di tipo avanzato (solitamente utilizzati nella costruzione di smartphone con TSMC e Samsung leader indiscussi) sia di quelli standard (dai 14-28 nm in su) utilizzati nel mercato industriale, automobilistico e consumer. È questo il settore dove opera GlobalFoundries, dopo i tentativi (falliti) di realizzare semiconduttori più performanti, a 7 e 10 nm. Delle vicissitudini tecnologiche e produttive di GlobalFoundries ci siamo già occupati in maniera diffusa due settimane fa.
La carenza globale di chip che sta avendo pesanti ripercussioni sulla produzione di automobili e di altri dispositivi elettrici ed elettronici, ha posto al centro dell’attenzione di molti Paesi la necessità di aumentare la produzione nazionale di semiconduttori riducendo la dipendenza da fornitori esteri.
Questo è uno degli argomenti utilizzato da GlobalFoundries per schierarsi nel campo dei paesi filo-occidentali; la società, infatti, si autodefinisce come il più grande fornitore di wafer non dipendente da Cina e Taiwan. GF afferma spesso di essere “l’unica fonderia di semiconduttori con sede negli Stati Uniti con un’impronta globale“.
In realtà la società, pur avendo la sede legale negli Stati Uniti, è controllata da un paese straniero ed ha più del 50% della propria capacità produttiva a Singapore.
Tra gli aspetti più interessanti del prospetto presentato alla SEC c’è l’elenco dei 10 principali clienti la cui capitalizzazione di borsa complessiva raggiunge un trilione di dollari.
Si tratta di Qualcomm, MediaTek, NXP Semiconductors, Qorvo, Cirrus Logic, AMD, Skyworks Solutions, Murata, Samsung Electronics e Broadcom.
La società ha affermato che il 61% dei suoi wafer spediti nel 2020 erano prodotti “da un’unica fonte”, ovvero quei prodotti che “possono essere fabbricati solo con la nostra tecnologia e non possono essere fabbricati altrove senza significative riprogettazioni dei clienti“, rispetto al 48% del 2018. GlobalFoundries ha attualmente in portafoglio circa 10 mila brevetti.
I contratti in essere con i clienti (che solitamente hanno una durata compresa tra 4 e 6 anni) hanno un valore di circa 20 miliardi di dollari, di cui 10 miliardi per il periodo 2022-2023, con oltre 2,5 miliardi di pagamenti anticipati e di prenotazioni della capacità.