Le conseguenze del divieto per i funzionari cinesi di utilizzare l’Phone e il lancio del nuovo smarphone premium di Huawei con processore a 7 nm prodotto da SMIC evidenziano quanto il mercato cinese sia importante per l’industria occidentale dei semiconduttori. Le ricadute su STMicroelectronics.
Due sono le notizie che hanno caratterizzato il confronto tecnologico tra Stati Uniti e Cina questa settimana: il divieto per funzionari governativi e delle aziende statali cinesi di utilizzare l’iPhone e il lancio del nuovo smartphone di Huawei che fa uso di un processore avanzato a 7 nm prodotto dalla cinese SMIC.
La Cina è uno dei mercati più importanti per Apple, con la grande Cina, che comprende Taiwan e Hong Kong, che rappresenta circa il 20% delle vendite totali di smartphone della casa di Cupertino.
Le preoccupazioni per le ricadute sulle vendite di Apple in Cina hanno visto la quotazione del titolo passare in due giorni da 189,70 a 177,56 dollari con un calo del 6,4% e una perdita di capitalizzazione di quasi 200 miliardi di dollari.
In generale, non è un momento molto felice per la vendita di smartphone nel mondo. Pochi giorni fa, TrendForce ha pubblicato i dati delle vendite globali di smartphone nel secondo trimestre 2023 che evidenziano un calo sequenziale del 6,6% a quota 272 milioni di unità, dopo un crollo di quasi il 20% nel primo trimestre dell’anno. La prima metà del 2023 si è attestata a soli 522 milioni di unità, segnando un calo del 13,3% su base annua e stabilendo il minimo degli ultimi dieci anni sia per i singoli trimestri che per la prima metà dell’anno.
Per quanto riguarda Apple, il secondo trimestre è tipicamente quello più debole in termini di produzione a causa della transizione verso i nuovi modelli. La produzione nel secondo trimestre è stata di 42 milioni di unità, con un calo del 21,2% rispetto al trimestre precedente, il più alto tra le prime sei aziende in classifica.
Le speranze di Apple per una ripresa consistente delle vendite sono riposte nei quattro nuovi modelli di iPhone che l’azienda lancerà la prossima settimana: iPhone 15, iPhone 15 Plus, iPhone 15 Pro e iPhone 15 Pro Max. Prima del ban cinese, TrendForce prevedeva una produzione di circa 80 milioni di unità per la serie iPhone 15 con una crescita significativa del 6% su base annua. Ora le stime si fanno più incerte, anche perché, al ban cinese si è aggiunto il ritorno in campo, al momento solo sul mercato cinese, del nuovo smartphone di fascia alta di Huawei, azienda scomparsa dai radar dopo le sanzioni americane. Probabilmente i numeri di Huawei rimarranno poco significativi per molto tempo ancora ma l’annuncio rappresenta un importante traguardo per l’industria cinese dei semiconduttori dal momento che il processore utilizzato nello smartphone, il Kirin 9000e, è stato interamente progettato e prodotto in Cina (da SMIC) con nodo di processo a 7 nm facendo ricorso alla tecnologia DUV di ASML. È lo stesso processo che TSMC ha utilizzato nel 2018 per produrre il SoC A12 per Apple e poi, un anno dopo, l’A13, sempre per gli smartphone di Apple.
In termini di costi e di resa il processo utilizzato non è comparabile con quello della tecnologua EUV utilizzata oggi da TSMC e Samsung per i chip a 7 nm, ma le performance raggiunte dal nuovo SoC di SMIC si posizionano ad un livello ritenuto ormai al top.
Ciò significa che nella maggior parte dei casi il telefono viene sostituito solo in caso di rottura o smarrimento, con le performance che sono più che sufficienti per qualsiasi applicazione.
In generale, è proprio questo il problema che dovranno affrontare i produttori di smartphone nei prossimi anni: dopo la saturazione di tutti i mercati, non esiste un motivo tecnologico ritenuto sufficientemente valido per la sostituzione dello smartphone ogni uno o due anni.
È proprio questo sentiment generale e il ritorno di Huawei che potrebbero colpire le vendite degli iPhone a livello globale con un calo del 5% e non più di 220÷225 milioni di unità vendute su base annua.
Questa previsione, e le notizie provenienti dalla Cina, hanno avuto delle ripercussioni anche sui fornitori di Apple, in particolare su STMicroelectronics le cui vendite all’azienda californiana hanno rappresentato il 16,8% del fatturato nel 2022. Gli analisti di Equita SIM stimano un calo del 15% delle vendite a Apple nel 2023 con un impatto di circa l’1% sul fatturato complessivo della multinazionale italo-francese.
Alla borsa di Milano il titolo ST ha perso tra mercoledì e giovedì il 5,4% passando da una quotazione di 43,47 euro a 41,10 euro; venerdì il titolo si è ripreso leggermente chiudendo a 41,40 euro (+0,71%).
Le ripercussioni su Qualcomm
Oltre ad Apple, l’azienda che potrebbe subire le ripercussioni più pesanti da quanto sta accadendo in Cina è sicuramente Qualcomm i cui ricavi annuali delle vendite nel paese del Dragone sono raddoppiati dal 2020, raggiungendo i 28 miliardi di dollari, pari al 64% del fatturato complessivo dell’azienda.
Lo confermano sia le previsioni degli analisti che le quotazioni alla borsa di New York. Negli ultimi tre giorni, il titolo Qualcomm ha perso l’8,9%, passando dai 116,55 dollari di martedì ai 106,14 dollari della chiusura di venerdì, con una perdita di oltre 10 miliardi di dollari di capitalizzazione.
Se Huawei riuscirà a sotituire con il Kirin 9000s i 40÷42 milioni di chipset acquistati da Qualcomm del 2023, il danno per Qualcomm sarà notevole.
Ampliando lo sguardo, si farà sentire anche la concorrenza di MediaTek che recentemente ha annunciato il suo SoC avanzato realizzato con tecnologia a 3 nm, l’imminente Exynos 2400 di Samsung e la possibilità che Apple introduca il proprio modem 5G sistituendo quello di Qualcomm.
Per tutti questi motivi, nel 2024 Qualcomm potrebbe perdere circa 10 miliardi di vendite, pari a 1/3 delle sue entrate del 2022, con conseguenze pesanti sui conti della società.
Probabilmente nei prossimi mesi Qualcomm avvierà un guerra dei prezzi che però potrebbe avere effetti significativi sui profitti aziendali.
Le notizie di questa settimana evidenziano come la Cina stia ribattendo colpo su colpo alle restrizioni americane portando il livello della sfida tecnologica tra i due paesi ad un livello sempre più pericoloso.
La palla passa ora al campo avversario, quello americano, da dove arriveranno sicuramente ulteriori restrizioni all’esportazione di tecnologia americana, con chi, come il deputato Mike Gallagher, presidente repubblicano del comitato ristretto della Camera sulla Cina, ha già chiesto la fine di tutte le esportazioni di tecnologia statunitense verso Huawei e SMIC. Più prudente la posizione del consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan che ha dichiarato durante una conferenza stampa alla Casa Bianca che gli Stati Uniti hanno bisogno di “maggiori informazioni proprio sul suo carattere e sulla sua composizione” per determinare se il nuovo chip di Huawei e SMIC sia stato prodotto aggirando le restrizioni americane sulle esportazioni di semiconduttori.