giovedì, Novembre 21, 2024
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Cina: importazioni e produzione di semiconduttori in forte calo

La produzione di chip del paese crolla ad agosto del 24,7% mentre i volumi delle importazioni calano di oltre il 12% nei primi otto mesi dell’anno. 

Il calo della domanda di semiconduttori sta investendo anche la Cina – primo importatore ed utilizzatore di chip al mondo – e si fa, mese dopo mese, sempre più consistente.

Secondo i dati diffusi venerdì dal National Bureau of Statistics (NBS), la produzione di circuiti integrati nel mese di agosto 2022 è crollata del 24,7% su base annua, a 24,7 miliardi di unità, segnando la più grande diminuzione in un solo mese dall’inizio delle serie statistiche. Il volume di produzione è stato il più basso mai registrato da ottobre 2020.

Si tratta del secondo mese consecutivo di contrazione per l’industria nazionale dei semiconduttori, che ha visto la sua produzione ridursi del 16,6% a 27,2 miliardi di unità a luglio.

Nei primi otto mesi del 2022, la produzione totale di semiconduttori della Cina è scesa del 10% su base annua, a 218,1 miliardi di unità.

Notizie dello stesso tenore giungono anche dal fronte delle importazioni.

Nei primi otto mesi dell’anno, secondo i dati doganali ufficiali pubblicati mercoledì scorso, il volume delle importazioni cinesi di circuiti integrati è diminuito di oltre il 12%.

Il paese ha importato 369,5 miliardi di unità da gennaio ad agosto, in calo del 12,8% rispetto ai 423,9 miliardi di unità spedite nello stesso periodo dell’anno scorso, secondo gli ultimi dati dell’Amministrazione generale delle dogane. Ciò ha segnato un netto calo rispetto all’aumento del 27,2% registrato nello stesso periodo del 2021.

Il valore delle importazioni di chip cinesi da gennaio ad agosto di quest’anno è aumentato del 2,6% a 277 miliardi di dollari – rispetto ai 270 miliardi di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso – probabilmente a causa di un aumento dei prezzi e di importazioni di chip di fascia più alta.

È presumibile che questi dati subiscano un ulteriore peggioramento nei prossimi mesi, perlomeno per quanto riguarda i chip di fascia alta, dopo la decisione di Washington di vietare a Nvidia e AMD di vendere chip premium – utilizzati per l’intelligenza artificiale e il calcolo ad alte prestazioni – ai clienti cinesi.

I cali di agosto e dei primi 8 mesi dell’anno riflettono la continua pressione sul settore manifatturiero cinese, alimentata dai nuovi focolai di coronavirus e dalle carenze di energia dovute al clima torrido di questa estate.

Ad agosto, l’attività manifatturiera si è contratta per la prima volta in tre mesi, secondo l’indagine PMI (Purchasing Managers Index) di Caixin/Markit, indice che valuta le risposte date dai responsabili agli acquisti; ad agosto il PMI è scivolato a 49,5 punti dai 50,4 di luglio. Il valore 50 nel PMI separa la crescita dalla contrazione.

A giugno e maggio la produzione di chip era rimbalzata leggermente dopo l’allentamento delle restrizioni di Covid-19 a Shanghai e in altre aree di produzione nel delta del fiume Yangtze. La produzione mensile cinese di semiconduttori è aumentata a giugno e maggio, quando la produzione ha raggiunto rispettivamente 28,8 miliardi e 27,5 miliardi di unità.

Sul settore dei semiconduttori cinese incombe anche il forte cambio di politica dell’amministrazione americana, iniziato con Trump e che continua, con ancora maggior forza, con l’attuale presidente Joe Biden, con restrizioni sempre più forti all’esportazione di tecnologia all’avanguardia, sia statunitense che dei paesi alleati.

La guerra tecnologica tra USA e Cina ha fatto segnare un’ulteriore accelerazione con l’approvazione ad agosto del Chips and Science Act per che stanzia quasi 53 miliardi di dollari in incentivi alla produzione di semiconduttori sul suolo americano.

Il calo della produzione cinese di chip è conseguenza anche della difficoltà dell’industria locale – tra scandali e fallimenti di aziende – di raggiungere l’autosufficienza nazionale in questo settore, con oltre 3.470 aziende e start-up che hanno cessato l’attività nei primi otto mesi dell’anno, secondo i dati registrati dalla piattaforma Qichacha.