Le previsioni per una forte ripresa del mercato dei semiconduttori nel 2024 e la fine dell’aumento dei tassi di interesse mettono le ali alle quotazioni dei produttori di semiconduttori. Uno sguardo ai tre big player europei.
In Europa, a tirare la volata è stata Infineon Technologies che dai minimi di fine ottobre, quindi in un mese e mezzo, ha guadagnato il 43% circa chiudendo a 39,00 euro per azione. Non lontano dai massimi dell’anno nonché dal record storico assoluto.
Record assoluto che è stato infranto da NXP Semiconductors che con la chiusura di ieri a 232,93 dollari per azione ha superato la quotazione massima fatta segnare ad inizio 2022. Nell’ultimo mese e mezzo NXP ha guadagnato il 36% circa.
Abbastanza simile (+33%) è stata la performance di STMicroelectronics che ieri ha chiuso le contrattazioni alla borsa di Milano a quota 46,84 euro, sempre più vicina ai massimi dell’anno fatti registrare a fine luglio (50,48 euro).
Complessivamente, dall’inizio dell’anno, NXP Semiconductors ha guadagnato il 47,24%, Infineon Technologies il 35,00% e STMicroelectronics il 41,02%.
Il balzo dell’indice PHLX Philadelphia SOX
Ancora meglio ha fatto l’indice di riferimento dei titoli dei semiconduttori – il PHLX Philadelphia SOX – che ieri sera ha sfondato il record storico dei 4.000 punti chiudendo a quota 4.117 punti. Dall’inizio dell’anno l’indice ha guadagnato il 62,59% spinto dal boom delle aziende che producono chip per l’intelligenza artificiale come NVIDIA (+220%) e AMD (+109%). Anche le aziende del settore delle memorie e dei processori per PC e smartphone, dopo un periodo di grave crisi, hanno guadagnato molto. Micron è cresciuta del 57%, Intel del 69% e Qualcomm del 33%.
Performance di tutto rispetto anche per i costruttori di impianti per la produzione di semiconduttori come Applied Materials (+66%), Tokyo Electron (+90%) e ASML (+36%) che hanno beneficiato degli ingenti ordini provenienti dalla Cina, a fronte di un mercato generale piuttosto stagnante.
L’aspettativa di un calo dei tassi di interesse
Il balzo delle ultime settimane (che ha interessato tutte le borse Occidentali) è sicuramente da attribuire al calo dell’inflazione ed alla fine delle politiche restrittive delle banche centrali, con la possibilità di una riduzione dei tassi di interesse a partire già dalla primavera del 2024.
Questa prospettiva ha anche favorito uno spostamento di capitali dal settore obbligazionario verso quello azionario.
Una diminuzione del costo del denaro ha come conseguenza anche un aumento dei consumi, a tutto vantaggio di un’industria dei semiconduttori sempre più pervasiva.
Un basso costo del denaro è anche fondamentale per gli investimenti nel settore dei semiconduttori dove gli impianti sono sempre più sofisticati e costosi.
A tutti questi motivi vanno aggiunti i report pubblicati nelle ultime settimane dalle principali società di consulenza e ricerche di mercato. Tutte le previsioni concordano sul fatto che nel 2024 il mercato dei semiconduttori crescerà tra il 10 e il 20%. Alcuni settori cresceranno più di altri (ad esempio quello delle memorie e dei processori per AI), ma in generale il business crescerà per tutti.
Tornando ai tre principali produttori europei, dopo una forte crescita del fatturato e degli utili nel 2023, merito principalmente del settore automobilistico e di quello industriale – che hanno compensato il calo del comparto consumer – nel 2024 la crescita dovrebbe attestarsi attorno al 5% in termini di fatturato.
Sulla base di questi dati viene dunque da chiedersi se le attuali quotazioni e le aspettative degli analisti sono congrui rispetto ai valori delle aziende. Diamo subito uno sguardo alle tre principali società europee.
STMicroelectronics: quotazione di borsa e dati di bilancio
STMicroelectronics chiuderà il 2023 con vendite per 17,3 miliardi di dollari e un utile netto di 4,3 miliardi.
Nell’anno 2018, la società ha fatturato 9,66 miliardi di dollari e ha conseguito un utile netto di 1,29 miliardi di dollari. La quotazione a fine 2018 era di 12 euro per azione, quella attuale, dopo il boom degli ultimi giorni, è di 46,84 euro, quasi quattro volte quella di allora. Un incremento, dunque, di quasi il 300%, sicuramente congruo con le cifre di bilancio e con il valore della società.
Nel valutare queste cifre bisogna considerare che in questi anni ST ha distribuito dividendi poco significativi (il rapporto dividendi/prezzo non è mai andato oltre lo 0,5%), preferendo reinvestire gli utili, cosa che continuerà a fare anche nei prossimi anni. Dal punto di vista degli investitori, dunque, le prospettive di guadagno sono legate quasi esclusivamente ad un aumento delle quotazioni di borsa. La società punta a raggiungere un fatturato di 20 miliardi di dollari con un margine lordo del 50% entro 2-3 anni. Recentemente sia Moody’s che S&P Global hanno migliorato di un livello il rating del debito a lungo termine dell’azienda che verrà guidata per altri tre anni dall’attuale CEO e Presidente Jean-Marc Chéry.
Agli attuali valori di borsa, la società capitalizza circa 43 miliardi di euro e vanta una posizione finanziaria netta positiva di 2,46 miliardi di euro. Il P/E è decisamente interessante, appena 10,87, inferiore alla media del settore.
I numeri di Infineon Technologies
La società tedesca ha chiuso recentemente il bilancio 2023 (che termina al 30 settembre di ogni anno) con un fatturato di 16,3 miliardi di euro e un utile netto di 3,14 miliardi.
Cinque anni fa (bilancio 2018) le vendite furono di 7,599 miliardi di euro con un utile netto di 1,075 miliardi. La valutazione di borsa del periodo era di circa 17 euro per azione e anche la società tedesca, come ST, negli ultimi cinque anni è stata poco generosa con i propri azionisti (il rapporto dividendo/prezzo è sempre stato inferiore all’1%). Anche Infineon ha sempre preferito reinvestire gli utili, confermando per il 2024 investimenti per 3,3 miliardi di euro. L’attuale quotazione di 39,00 euro ad azione (a cui corrisponde una capitalizzazione di borsa di circa 51 miliardi di euro) rappresenta un incremento di valore delle azioni di circa i 230% in cinque anni. Al contrario di ST, Infineon ha una posizione finanziaria netta negativa per 1,143 miliardi di euro. Infineon ha un P/E medio, pari a 16,37, in linea con le aziende del settore.
Le ambizioni in termini di fatturato sono simili a quelle di ST: l’outlook per il 2024 prevede un incremento delle vendite del 4% ed un miglioramento di alcuni punti del margine lordo.
Quotazione record per NXP Semiconductors
L’azienda guidata da Kurt Sievers, la più ”americana” delle tre, nel senso che presenta margini lordi molto elevati e ha una forte politica di remunerazione degli azionisti, si avvia a chiudere il 2023 (mancano i dati del quarto trimestre) con un fatturato di 13,3 miliardi di euro e un utile netto 2,9 miliardi di dollari. Cinque anni fa (bilancio 2018) la società registrò vendite per 9,41 miliardi di dollari con un utile netto di 2,2 miliardi. La valutazione di borsa del periodo era di circa 70 dollari per azione per cui la performance degli ultimi 5 anni è stata (tenendo conto della chiusura di venerdì di 232,93 dollari) di circa il 230%, in linea con quella di Infineon.
Al contrario di Infineon e ST, NXP ha tuttavia remunerato i suoi azionisti con maggiori dividendi (mediamente il rapporto dividenti/prezzo è stato del 2,5%) e, soprattutto, con politiche di riacquisto di azioni proprie che hanno inciso notevolmente sulla quotazione di borsa.
Complessivamente quest’anno, la società remunererà gli azionisti con oltre 2 miliardi di dollari, che andranno a scapito del capex, ovvero degli investimenti in conto capitale, molto più bassi di quelli di Infineon e ST.
D’altra parte, è una politica che NXP può permettersi dall’alto del suo margine lordo del 57÷58%, dieci punti superiore a quello di Infineon e ST e che giustifica anche il maggiore valore di mercato che attualmente è di circa 60 miliardi di dollari. Il P/E di NXP è di 21,57, di poco superiore alla media del settore mentre la posizione finanziaria netta è negativa per 7,3 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda le previsioni per il 2024, NXP ha confermato che punta ad un fatturato di 15 miliardi di dollari nel 2024, grazie ai settori che l’azienda definisce “Accelerated growth drivers”. Ciò significa un incremento dei ricavi di oltre 10 punti percentuali, più del doppio rispetto a quanto previsto da ST e Infineon. Probabilmente sono queste previsioni ottimistiche che hanno spinto così in alto le quotazioni e il valore di NXP.
Conclusione
Questi dati evidenziano quanto il recente boom dei semiconduttori sia la conseguenza di un aumento del valore reale delle aziende nonché di un trend che, seppure con un andamento ondulatorio, è in continua crescita.
La presenza sempre più pervasiva nel mondo che ci circonda di dispositivi elettronici e dei chip che li alimentano e l’obiettivo dei mille miliardi di vendite per i semiconduttori entro il 2030 si fa sempre più reale.
Più che un rally natalizio, dunque, è verosimile che il boom al quale abbiamo assistito nelle ultime settimane sia un riallineamento dei titoli con i reali valori di mercato.
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