sabato, Novembre 23, 2024
HomeIN EVIDENZAArriverà a febbraio l’“European Chips Act”, parola di Ursula von der Leyen

Arriverà a febbraio l’“European Chips Act”, parola di Ursula von der Leyen

È più di un anno che la carenza di semiconduttori sta mettendo sotto pressione importanti settori industriali un po’ in tutto il mondo. Uno dei più colpiti, quello automobilistico, ha perso nel 2021 quasi 200 miliardi di dollari di produzione. In Europa a soffrirne maggiormente è stata la Germania dove l’industria dell’auto è una delle più importanti al mondo, con marchi come Volkswagen, Mercedes, BMW.

Inizialmente la colpa della carenza di chip è stata data alla pandemia che avrebbe interrotto la catena globale di approvvigionamento, poi alla scarsa lungimiranza delle Case automobilistiche che non avrebbero previsto la forte ripresa della domanda, infine, è stato tirato in ballo anche il maltempo, che avrebbe provocato una serie di interruzioni nella fornitura di energia elettrica con il conseguente blocco di alcuni impianti. Per non farci mancare nulla, ci si è messo pure un terremoto e un incendio in Giappone che avrebbero limitato l’attività di alcuni produttori locali di semiconduttori.

Tutto vero. Sta di fatto che nel 2020, il primo pesante anno della pandemia, le vendite globali di chip sono aumentate dell’11%; addirittura nel 2021 le vendite sono cresciute del 26%, superando per la prima volta i 500 miliardi di dollari e facendo balzare come non mai gli utili di tutte le aziende di semiconduttori.

Al netto degli incrementi dei prezzi, che pure ci sono stati, l’industria dei chip è stata in grado di aumentare i volumi del 20% negli ultimi due anni.

Risulta pertanto evidente che l’offerta – specie in alcuni settori – non è stata in grado di soddisfare la richiesta non tanto per problemi organizzativi o produttivi dell’industria dei semiconduttori, quanto piuttosto a causa di un fortissimo aumento della domanda.

Questo fenomeno trova spiegazione nella tendenza, sempre più marcata, alla digitalizzazione di prodotti e servizi. Negli ultimi tre anni, ad esempio, il numero dei processori presenti all’interno delle automobili è raddoppiato, al pari della capacità di memorizzazione dei grandi data center o del numero di satelliti in orbita.

Più che di scarsa produzione di chip, dunque, ci troviamo di fronte ad un fortissimo incremento della domanda.

L’interruzione di importanti filiere industriali provocata dalla carenza di semiconduttori ha ovviamente attirato l’attenzione dei governi dei paesi più industrializzati i quali, analizzando la situazione, si sono accorti che un aspetto importante della produzione di chip, quello manifatturiero, si era via via spostato verso alcune aree remote del mondo, in particolare Taiwan, Corea del Sud e, parzialmente, anche verso la Cina.

Al di là delle problematiche di natura commerciale e logistica, questa situazione pone anche dei problemi di natura geopolitica, soprattutto per quanto riguarda Taiwan, isola considerata dalla Cina parte integrante del proprio territorio e priva dell’ombrello protettivo americano, al contrario di Corea del Sud e Giappone che hanno trattati militari con gli Stati Uniti e ospitano numerose basi americane.

A fronte di questa situazione, i governi di Stati Uniti, Europa e Giappone hanno ritenuto di dover aumentare la produzione locale di semiconduttori, creando condizioni più favorevoli allo sviluppo delle aziende nazionali mediante iniziative di varia natura.

Negli Stati Uniti, il governo ha varato un piano di sostegno federale alla produzione dei semiconduttori del valore di 52 miliardi di dollari denominato USICA, U.S. Innovation and Competition Act, che è stato approvato a giugno dal Senato ma che è ancora in attesa di essere votato dalla Camera dei Deputati.

In Giappone, il governo ha approvato un pacchetto di incentivi che ha già dato i primi frutti con la decisione di TSMC di aprire un impianto produttivo in Giappone in collaborazione con Sony, al quale il governo di Tokyo contribuirà con incentivi pari al 50% dell’investimento, circa 3,5 miliardi di dollari.

Più complessa è la situazione in Europa, dove da tempo è in corso un confronto sul piano di sviluppo del settore, il cosiddetto “European Chips Act”, che riguarda sia le strategie industriali che le problematiche riguardanti gli aiuti di Stato.

Attualmente, a causa di queste norme, i paesi europei non potrebbero seguire, ad esempio, la decisione dello Stato dell’Ohio che ha garantito ad Intel crediti d’imposta per 30 anni anziché 15, per la costruzione del nuovo sito produttivo da 20 miliardi di dollari a Licking, in Ohio, il cui progetto è stato annunciato ieri.

Oltre a questo aspetto, il tema più importante al centro del confronto riguarda le strategie da mettere in atto, con alcuni esponenti politici, come il Commissario per il Mercato interno Thierry Breton, che spingono per puntare su una produzione di semiconduttori avanzati, con nodi di processo fino a 2 nm entro la fine di questo decennio; altri, come Margrethe Vestager, Commissario Europeo alla Concorrenza, sostengono che la produzione di chip avanzati presenta barriere d’ingresso quasi insormontabili e, soprattutto, che in Europa non c’è un mercato per questo genere di dispositivi. In altre parole sarebbero miliardi buttati al vento.

Sembra ora che questo confronto sia giunto al termine.

Nel suo discorso di giovedì al World Economic Forum di Davos, infatti, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha annunciato che entro il mese di febbraio la Commissione presenterà il Chips Act.

La quota di mercato globale dei semiconduttori in Europa è solo del 10% e oggi la maggior parte delle nostre forniture proviene da una manciata di produttori al di fuori dell’Europa. Questa è una dipendenza e un’incertezza che semplicemente non possiamo permetterci. Vogliamo che entro il 2030 la quota mondiale di produzione di semiconduttori europea salga al 20%. Questo significa che dobbiamo quadruplicare la produzione perché nel frattempo il mercato globale dei semiconduttori raddoppierà. Non abbiamo tempo da perdere. Questo è il motivo per cui posso annunciare che proporremo il nostro European Chips Act all’inizio di febbraio.”

Un programma a dir poco ambizioso, soprattutto pensando ai 100 miliardi che TSMC investirà in nuovi impianti nei prossimi tre anni, o ai 450 miliardi di incentivi promessi dal governo sud-coreano all’industria locale dei chip entro il 2030.

Nel suo discorso, la signora Ursula von der Leyen ha delineato anche alcune aree d’intervento dell’azione europea: “Questa iniziativa aiuterà i progressi in cinque aree. In primo luogo, rafforzeremo la nostra capacità di ricerca e innovazione. In secondo luogo, ci concentreremo sull’assicurare la leadership europea nella progettazione e nella produzione. In terzo luogo, adegueremo ulteriormente le nostre norme sugli aiuti di Stato a una serie di condizioni rigorose. Ciò consentirà il sostegno pubblico agli impianti di produzione europei “primi nel loro genere” a beneficio di tutta l’Europa. In quarto luogo, miglioreremo la nostra cassetta degli attrezzi per anticipare e rispondere alle carenze e alle crisi in questo settore per rafforzare la nostra sicurezza dell’approvvigionamento. E quinto, sosterremo le aziende più piccole e innovative, nell’accesso a competenze avanzate, partner industriali e finanziamenti azionari. Voglio essere chiara, l’Europa lavorerà sempre per mantenere i mercati globali aperti e connessi. È nell’interesse del mondo e nel nostro. Ma dobbiamo affrontare le strozzature che rallentano la nostra crescita. Questo ci aiuterà a diventare un attore forte, non solo in alcune nicchie, ma lungo l’intera catena del valore.”

La dichiarazione fa intendere chiaramente un allentamento delle norme sugli aiuti di Stato, peraltro già annunciato da Margrethe Vestager nel dicembre scorso. Più generiche, invece, le parole sulle strategie.

Non resta che aspettare qualche settimana per sapere in che modo (e con quanti soldi) la Commissione intende espandere la produzione europea di semiconduttori.

Resta in attesa di conoscere le decisioni europee anche Intel, che vorrebbe costruire nel Vecchio Continente tre nuovi siti produttivi. Pat Gelsinger, CEO di Intel, ha dichiarato ieri alla Reuters che “Spera di annunciare il prossimo grande sito europeo nei prossimi mesi” e che l’annuncio arriverà dopo che l’Unione Europea avrà approvato il piano di aiuti all’industria dei semiconduttori.

Ad occuparsi dell’”European Chips Act” è stata in settimana anche SEMI, l’associazione globale tra le aziende di semiconduttori.

In un comunicato, l’associazione auspica che l’Europa rafforzi il proprio ecosistema microelettronico con una strategia di produzione a lungo termine e promuova norme che incoraggino una maggiore innovazione.

I semiconduttori devono rimanere al centro delle ambizioni industriali e tecnologiche dell’Europa“, ha affermato Laith Altimime, presidente di SEMI Europe. “Con il lancio dell’Industrial Alliance on Processors and Semiconductor Technologies e l’annuncio dell’European Chips Act, l’Europa ha compiuto un passo fondamentale nel garantire la resilienza della catena di approvvigionamento e la futura competitività del suo ecosistema microelettronico“.

L’Alleanza e l’European Chips Act saranno fondamentali per garantire i finanziamenti, i fornitori e le reti necessarie per l’ecosistema europeo dei semiconduttori. Le raccomandazioni mirano a rafforzare la posizione strategica dell’Europa nell’elettronica integrata per farne un centro globale di eccellenza tecnologica e leadership nel guidare innovazioni dirompenti.

SEMI Europe ha delineato le seguenti raccomandazioni per aumentare la resilienza e la competitività dell’ecosistema dei semiconduttori in Europa:

Produzione

  • Espandere le capacità di produzione di semiconduttori con particolare attenzione alle esigenze del settore finale per mantenere la leadership globale e la quota di mercato.
  • Promuovere la leadership dell’Europa nella standardizzazione internazionale delle tecnologie di produzione intelligente.
  • Sostenere l’introduzione di strategie di economia circolare nella produzione di semiconduttori.

Ricerca e innovazione

  • Creare tabelle di marcia paneuropee per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo per le tecnologie avanzate dei semiconduttori.
  • Istituire un Osservatorio europeo sull’innovazione delle tecnologie dei semiconduttori.
  • Rafforzare la protezione dei dati collettivi di ricerca e sviluppo (R&S) in Europa salvaguardando la condivisione e il trasferimento di conoscenze tra l’industria, il mondo accademico e le organizzazioni di ricerca e tecnologia (RTO).
  • Creare un Fondo europeo per i semiconduttori per contribuire a scalare la capacità di innovazione europea dei semiconduttori.

Catene di approvvigionamento

  • Incoraggiare la condivisione delle migliori pratiche e approcci per mitigare i futuri rischi della catena di approvvigionamento.
  • Sviluppare strategie comuni per proteggere meglio la catena di approvvigionamento dei semiconduttori, comprese le apparecchiature, i materiali e le materie prime per semiconduttori.

Abilità

  • Sfruttare il Patto per le competenze per la microelettronica come base per valorizzare e riqualificare il pool di talenti europei.
  • Promuovere lo sviluppo e la mobilità della forza lavoro per un migliore accesso alle competenze tecnologiche internazionali.

Il 17 marzo 2022, a Bruxelles, SEMI promuoverà l’annuale Industry Strategy Symposium Europe (ISS Europe) che riunirà i leader dell’industria europea della microelettronica e funzionari governativi al fine di rafforzare il dialogo e la collaborazione tra aziende privare e amministratori pubblici.