Dopo l’euforia della scorsa settimana con un susseguirsi di nuovi record per tutti i principali indici di riferimento, lunedì 11 gennaio 2021 la borsa americana ha subito una battuta di arresto a causa del pesante arretramento dei giganti della tecnologia, nel timore di più strette regolamentazioni al loro modus operandi. Paradossalmente, più che la possibile destituzione di Trump, sono state le decisioni dei più importanti social media, che hanno sospeso l’account del presidente, ad avere avuto significative ripercussioni sui mercati finanziari. A molti, anche tra i democratici, le decisioni di Twitter e Facebook sono apparse delle ingerenze politiche nella vita democratica del Paese; a confermare questi timori ha contribuito anche il boicottaggio da parte di Apple, Google e Amazon della app Parler, scelta da Trump e da molti suoi sostenitori per continuare a diffondere le proprie idee.
Il dibattito, da tempo in corso nel Paese, sull’influenza che queste piattaforme hanno sull’attività politica, non era mai sfociato in restrizioni di alcun genere. Ora, dopo i fatti di questi giorni, è molto probabile che la questione venga presa in esame più seriamente con possibili ripercussioni negative sui conti economici di queste aziende, ai primi posti nella borsa americana. E ciò che i mercati ritengono probabile, ed è per questo che gli indici azionari dei giganti tecnologici hanno perso valore.
Molte dure anche le reazioni europee. Tra queste quella del commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton che ha paragonato lo stop ai cinguettii di Trump all’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre: “Proprio come l’11 settembre ha segnato un cambio di paradigma per gli Stati Uniti, se non per il mondo, ci saranno, quando si parla di piattaforme digitali nella nostra democrazia, un prima e un dopo 8 gennaio 2021. Questi eventi dimostrano che non possiamo più stare a guardare e fare affidamento solo sulla buona volontà delle piattaforme, ma dobbiamo stabilire le regole del gioco e organizzare lo spazio informativo con diritti, obblighi e garanzie chiaramente definiti“.
Twitter ha chiuso in calo dello 6,41% dopo che il titolo era sceso dell’11,2%; Facebook perde il 4,01%, Apple il 2,32%, Alphabet il 2,31%, Amazon il 2,15%.
Il peso di queste società ha contribuito alla perdita dell’1,3% dell’indice Nasdaq Composite. Il calo è stato frenato dall’ottimo andamento dell’industria dei semiconduttori il cui indice di riferimento, il PHLX Semiconductor (SOX), ha chiuso in crescita dell’1,14% a quota 2.969,92 punti, battendo tutti i precedenti record.
L’S&P 500 ha perso lo 0,7% a quota 3.799,61 punti mentre il Dow Jones ha chiuso a 31.008,69 punti con una perdita dello 0,3%.
Da segnalare il calo del 7,82% di Tesla dopo l’incremento di quasi il 25% messo a segno la scorsa settimana. Tra i concorrenti di Tesla quotati negli Stati Uniti continua a guadagnare terreno il titolo del costruttore cinese di vetture elettriche NIO Inc. che ieri ha fatto segnare un ulteriore +6,4% dopo la presentazione del nuovo modello ET7 durante l’annuale “NIO Day” di sabato scorso. Nell’ultimo mese NIO ha guadagnato il 53%.
Tornando ai SOX, l’andamento degli indici è guidato dalle foundry e dalle aziende che forniscono materiali e macchinari per la produzione di semiconduttori.
TSMC guadagna il 3,29%, LAM Research il 2,96, Applied Materials il 2,51%, KLA Corporation il 2,09% e così via.
La domanda di semiconduttori resta molto alta e queste società non possono che beneficiare dei massicci investimenti in corso per ampliare gli impianti produttivi.
La carenza di semiconduttori sta diventando un problema sempre più grave, specie per l’industria automobilistica.
A parte i problemi di natura geopolitica che hanno pesato sulla catena di approvvigionamento di molti produttori di chip, è proprio l’elevata domanda di semiconduttori alla base di questa scarsità. D’altra parte, in pochi anni la quantità di chip e di altri prodotti elettronici presenti all’interno delle vetture è più che raddoppiata.
Dopo i problemi alla produzione segnalati il mese scorso da Volkswagen e General Motors, la carenza di chip ha investito recentemente anche Honda, Fiat Chrysler e, soprattutto, Ford, che si è vista costretta a fermare per una settimana la produzione dello stabilimento di Louisville, a causa della carenza di componenti elettronici.
Tra gli altri titoli del SOX, in evidenza AMD che guadagna il 2,82% e NVIDIA che sale del 2,60% dopo aver raggiunto, rispettivamente, picchi del 4,9 e 5,2 percento.
Le azioni si sono rafforzate lunedì dopo il rilascio dei risultati preliminari del Worldwide Quarterly Personal Computing Device Tracker di IDC che segnala che nel 2020 le spedizioni globali di PC sono aumentate del 26,1% anno su anno per un totale di 91,6 milioni di unità.
IDC osserva che anche la domanda di sistemi di gioco ha contribuito alla forte crescita delle spedizioni di PC. “I fattori trainanti della crescita dello scorso sono da ascrivere alle esigenze di lavoro da casa e di apprendimento da remoto, ma anche alla forza del mercato consumer”, ha dichiarato in un comunicato stampa Ryan Reith, vice presidente del programma IDC. “Continuiamo a vedere le vendite di PC ai massimi storici” ha concluso Reith.
Le forti vendite di PC suggeriscono una solida domanda per i chip AMD e Nvidia, con AMD che sta erodendo quote di mercato a Intel e con Nvidia che domina il mercato dei chip grafici, parte essenziale dei sistemi di gioco, e che ha una presenza sempre più importante dei data center.
A giudicare dal rapporto di IDC, è probabile che entrambe queste società incrementino utili e fatturato anche nel 2021.
Tra l’altro proprio NIO ha annunciato una partnership con Nvidia: la nuova berlina ET7 includerà infatti la tecnologia NVIDIA DRIVE Orin, in grado di offrire funzionalità avanzate di guida automatizzata.
Oltre che con NIO, Nvidia collabora con moltissimi costruttori automobilistici e startup del settore, principalmente nel settore della guida autonoma e delle applicazioni di intelligenza artificiale.
Sempre a proposito di Nvidia, sono attese per oggi, in occasione del CES 2021, gli annunci di nuovi prodotti, in particolare delle versioni mobile delle serie RTX 30- 3070, 3080, 3080 e delle nuove versioni GPU 3050 e 3060.
Anche AMD parteciperà al CES che sarà l’occasione per l’anteprima delle CPU mobile Ryzen 5000 basate sull’architettura Zen-3. Come al solito, molto attesa la presentazione di Lisa Su, CEO di AMD, che illustrerà la sua visione per il futuro dell’azienda nell’ambito della ricerca, dell’istruzione, del lavoro, dell’intrattenimento e del gaming.
Un’altra notizia riguardante AMD arriva da Microsoft che si prepara ad utilizzare anche nel prossimo Surface Laptop 4 i chipset di AMD, oltre a quelli di Intel. A differenza del predecessore, che offre la variante AMD solo per il modello da 15 pollici, il prossimo laptop offrirà un’opzione AMD anche per il modello da 13,5 pollici.
In questo contesto, anche Intel ha colto l’occasione del CES per lanciare i suoi nuovi prodotti e presentare quelli che arriveranno tra breve.
In particolare i suoi chipset ibridi Alder Lake, che, come il predecessore Lakefield, utilizzeranno un approccio simile alla tecnologia BIG.Little di ARM.
In arrivo nella seconda metà del 2021, Alder Lake combinerà core ad alte prestazioni e core ad alta efficienza in un unico prodotto. Alder Lake sarà anche il primo processore Intel costruito su una nuova versione migliorata di SuperFin a 10 nm e fungerà da base per i futuri processori desktop e mobili.
Questi chip rappresentano il prodotto Intel più vicino ai rivoluzionari processori M1, basati su tecnologia ARM, che Apple ha introdotto a novembre.
Tuttavia, a giudicare dall’andamento delle quotazioni di borsa (la società ha perso ieri lo 0,21%) sembra che il mercato non abbia apprezzato particolarmente gli annunci della casa di Santa Clara.
Molto positive anche le performance di Marvell (+2,36%), Xilinx (+2,09%) e Cree (+ 3,15%). Quest’ultima ha presentato ieri la nuova famiglia di moduli di potenza Wolfspeed WolfPACK al carburo di silicio dedicati al mercato dei veicoli elettrici e degli impianti solari.
I nuovi moduli, che utilizzano la tecnologia MOSFETWolfspeed da 1200 V, offrono la massima efficienza in un package di facile utilizzo che consente ai progettisti di aumentare notevolmente l’efficienza e le prestazioni con sistemi di alimentazione più piccoli e scalabili.
Rispetto al silicio, l’uso di soluzioni di alimentazione a base di carburo di silicio consente di realizzare sistemi più piccoli, più leggeri e più potenti, per un’ampia gamma di applicazioni industriali. I nuovi moduli in carburo di silicio massimizzano la densità di potenza semplificando i progetti in un fattore di forma standard per accelerare in modo significativo la produzione e il lancio delle tecnologie di prossima generazione. L’offerta colma il divario tra i componenti discreti e le soluzioni dei moduli ad alta capacità, offrendo ai progettisti un’ampia gamma di opzioni di portafoglio per i requisiti di progettazione che utilizzano carburo di silicio Wolfspeed.
Infine, per quanto riguarda il SOX, con il guadagno di ieri del 6,11% a quota 72,40 dollari, il titolo Brooks Automation ha recuperato tutte le perdite dovute ai problemi tecnici relativi al trasferimento dell’indice nel S&P 400 Mid-Cap dal S&P 600 Small Cap.
Per quanto riguarda le borse europee, STMicroelectronics sale dell’1,03% a quota 33,34 Euro mentre Infineon Technologies perde l’1,94% a quota 33,56 Euro.
Alla borsa coreana, leggermente negativa (il Kospi ha perso lo 0,12%) schizza all’insù il titolo Samsung (+2,48%) sulla scia delle anticipazioni sulla trimestrale, mentre cala bruscamente SK Hynix (-3,62%).
Alla borsa di Hong Kong che avanza di poco (l’Hang Seng ha chiuso con un + 0,11%), continua il recupero di SMIC che sale dell’1,20% a quota 25,30 HKD, nella speranza di un allentamento delle sanzioni statunitensi, mentre continua a perdere Alibaba (-1,43%).
Ieri l’SSE Composite Index di Shanghai è arretrato dell’1,08% mentre la borsa di Tokyo è rimasta chiusa per festività (Seijin no Hi, la nostra festa dei 18 anni).