A comunicarlo è DMASS, l’associazione tra produttori e distributori europei, che segnale anche una crescita del 30,4% del mercato italiano, a quota 212 milioni di euro, una delle più alte tra i paesi europei.
Forte recupero nel secondo trimestre 2021 del mercato europeo della distribuzione di semiconduttori con vendite complessive che hanno superato i 2,3 miliardi di euro, in crescita del 25,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente quando raggiunsero 1,8 miliardi di euro. Questo incremento è riuscito a riportare in positivo le vendite del 2021, caratterizzate da un primo trimestre particolarmente negativo.
Commenta Georg Steinberger, presidente di DMASS: “Come indicato alcuni mesi fa, le domande dominanti questo periodo sono state: dove reperire i componenti per evitare fermi di produzione e quanto durerà la penuria di chip? Per quanto riguarda la fine della carenza di semiconduttori le opinioni sono le più varie, con chi sostiene che ormai siamo quasi fuori dal tunnel e quanti prevedono che un ritorno alla normalità non prima della fine del 2022. L’incognita in questo caso non è la produzione, poiché le nuove capacità non saranno presto disponibili, ma la domanda più che confusa da parte di clienti. Per il 2021 è quasi certo che le vendite cresceranno tra il 15 e il 20%, ma oltre a questo non cè Il 2021 è probabilmente sicuro dal punto di vista delle vendite e c’è alcuna certezza.”
Ancora una volta dobbiamo segnalare come molti report, compreso quello di DMASS, forniscono solamente dati finanziari e non quantitativi. Conoscendo anche il numero di chip venduti, oltre al fatturato, sarebbe possibile avere una visione più chiare delle dinamiche di mercato e capire qualcosa di più rispetto alle cause dell’attuale penuria di chip.
Tornando ai dati di DMASS, a livello di paese o regione, la situazione complessiva è estremamente positiva, con una crescita a doppia cifra pressoché generalizzata, ma con variazioni piuttosto significative. Mentre l’Europa settentrionale e orientale, il Regno Unito, la penisola iberica, il Benelux, l’Italia, la Turchia e alcuni paesi più piccoli (ovvero il resto d’Europa) sono cresciuti tra il 28% e il 77%, la Germania ha chiuso con una crescita del 15,1%, la Francia con il 19,8%, Israele con il 14,7 % e la Russia con il 7,7%. La Germania chiude con +15,1% a 614 milioni di Euro, l’Italia con +30,4% a 212 milioni di Euro, il Regno Unito con + 37,3% a 167 milioni di Euro, la Francia con + 9,8% a 149 milioni di Euro, l’Europa Orientale con +44,1% a 403 milioni di Euro e i paesi nordici con +28,4% a 180 milioni di euro.
Georg Steinberger continua la sua analisi: “Ciò che è interessante notare è che soprattutto Francia e Germania, i principali paesi dell’UE, hanno difficoltà a tenere il passo con il tasso di crescita medio. Ciò che è anche abbastanza sorprendente è il fatto che il Regno Unito non sembra affatto lottare con le conseguenze della Brexit, almeno non nel settore dei componenti”.
A livello di gruppi di prodotti, le vendite sono state quasi tutte positive con qualche difficoltà solo per Analog, MOS Micro, Programmable Logic e Altre Logiche. In ordine decrescente, i componenti discreti sono cresciuti del 58% a 139 milioni di euro, le memorie del 49% a 214 milioni di euro, i chip di potenza del 41,6% a 282 milioni di euro, i sensori del 37,9% a 66 milioni di euro, i componenti optoelettronici del 33,2% a 222 milioni di euro, l’area Analog del 22,9% a 663 milioni di euro e i MOS Micro del 19,9% a 463 milioni di euro. Le logiche programmabili sono invece scese dell’11,8% a 114 milioni di euro e gli altri chip logici del 4% a 109 milioni di euro.
Georg Steinberger: “Quello che stiamo vedendo a livello di prodotto è molto probabilmente un effetto della carenza di chip che sembra aver avuto un impatto maggiore sui gruppi Analog e MOS Micro. Lo stesso potrebbe essere vero per le Altre Logiche. Oltre a ciò, dipende molto dal mix di produttori e dalla loro specifica situazione di consegna nelle varie aree di prodotto”.