Quali sarebbero le ripercussioni sul mercato globale dei semiconduttori se Taiwan, pacificamente o militarmente, tornasse a fare parte della nazione cinese? Un report di IC Insights offre un quadro puntuale della situazione.
Sono sempre più frequenti le dichiarazioni cinesi in merito ad una possibile riunificazione tra la Cina e Taiwan. Un evento che secondo il leader cinese Xi Jinping è ineluttabile, con le buone o con le cattive maniere. A rimarcare la volontà della Cina di arrivare ad una riunificazione, anche con la forza, si fanno sempre più frequenti le incursioni di aerei militari cinesi nella zona di identificazione aerea (Adiz) di Taiwan e le pesanti minacce nei confronti di quei paesi che appoggiano, anche solo formalmente, il governo di Taipei. Da parte sua la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen ha ribadito che “Soltanto i 23 milioni di taiwanesi hanno il diritto di decidere il futuro e lo sviluppo dell’isola”, invitando Pechino ad abbandonare i toni minacciosi.
Della questione abbiamo già scritto alcuni giorni fa, commentando le parole del novantenne fondatore di TSMC Morris Chang che ha paragonato l’azienda da lui fondata ad una enorme montagna in grado di proteggere la propria nazione, ovvero l’isola di Taiwan, da possibili attacchi da parte della Cina.
Da tempo, infatti, l’importanza strategica dell’isola di Taiwan non riguarda più soltanto la sua posizione geografica, ma è strettamente legata all’esistenza di una forte industria dei semiconduttori, indispensabile all’economia mondiale.
Sul versante opposto, i tentativi della Cina di raggiungere l’autosufficienza nella produzione di semiconduttori si sono fatti più difficili dopo la limitazione da parte degli Stati Uniti dell’esportazione verso il gigante asiatico di tecnologie avanzate. Le sanzioni commerciali che gli Stati Uniti hanno imposto a Huawei, la più grande azienda di elettronica della Cina, e in misura minore a SMIC, la più grande fonderia cinese, hanno tarpato le ali alle speranze cinesi di creare una forte industria nazionale dei semiconduttori. È sempre più evidente – osserva IC Insights nel suo rapporto – che la risposta della Cina a questo boicottaggio non può che passare attraverso la riunificazione con Taiwan.
Se la capacità produttiva dell’attuale industria dei semiconduttori cinese si sommasse a quella di Taiwan, i rapporti di forza a livello globale cambierebbero radicalmente, con ripercussioni geopolitiche ancora tutte da capire.
Insieme, Cina e Taiwan detengono infatti il 37% della capacità produttiva globale di circuiti integrati, quasi 3 volte quella del Nord America.
Un’analisi precisa dei numeri dell’industria globale dei semiconduttori in caso di riunificazione tra Cina e Taiwan è contenuta nel report di IC Insights pubblicato ieri ed è sintetizzato dalla seguente tabella:
Gli aspetti più importanti di questa tabella possono essere riassunti dai seguenti punti:
- A dicembre 2020 Taiwan deteneva la quota maggiore della capacità del settore dei semiconduttori di qualsiasi paese o regione del mondo. Inoltre, se combinata, la quota di capacità IC all’interno dei confini di Cina e Taiwan rappresenterebbe circa il 37% della capacità IC globale, circa 3 volte la quantità di capacità IC situata in Nord America.
- Guidata da TSMC, Taiwan detiene di gran lunga la quota maggiore di capacità IC all’avanguardia (cioè <10 nm, 63%) di qualsiasi paese del mondo. La Corea del Sud, rappresentata da Samsung, detiene il restante 37%.
- Le società taiwanesi detengono quasi il 90% della capacità totale di circuiti integrati di Taiwan. Gli unici fab IC non taiwanesi situati a Taiwan sono un piccolo fab da 150 mm di proprietà di Diodes con sede negli Stati Uniti e due fab DRAM avanzati da 300 mm di proprietà di Micron (Fab 11, a Taoyuan, con una capacità di 108K wafer al mese, e Fab 16, a Taichung, con un capacità di 100K wafer al mese).
- Taiwan detiene il 22% della capacità mondiale di circuiti integrati da 300 mm, seconda solo alla Corea del Sud, che detiene una quota del 25%. Al contrario, il Nord America possiede solo una quota dell’11% della capacità globale dei circuiti integrati da 300 mm.
- Circa l’80% della capacità totale di IC di Taiwan è dedicata alla produzione di fonderia. Inoltre, si prevede che le fonderie pure-play di Taiwan (ovvero TSMC, UMC, Powerchip, Vanguard, ecc.) rappresenteranno quasi l’80% del mercato mondiale delle fonderie pure-play nel 2021.
Questi dati confermano che non esiste al mondo un’area più importante di Taiwan per capacità produttiva di semiconduttori. Inoltre, la Cina ha un enorme problema con la sua debolezza nel produrre IC all’avanguardia per le sue attuali e future esigenze, un problema che ritiene possa essere risolto attraverso la riunificazione con Taiwan, quale che sia il mezzo.
A conclusione del suo report, IC Insights evidenzia come l’economia taiwanese crollerebbe se la Cina optasse per una soluzione militare, così come l’economia cinese e quella mondiale.
In ogni caso, la domanda di ultima istanza è se la Cina è disposta ad accettare pesanti turbolenze economiche per un periodo relativamente breve per beneficiare nel lungo periodo di un quasi monopolio mondiale nella produzione di semiconduttori.