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I numeri dei semiconduttori: news e quotazioni di Borsa dal 21 al 24 dicembre 2020

Settimana prenatalizia con pochi scambi e indici che hanno chiuso invariati o con modesti guadagni, dagli Stati Uniti, all’Asia, all’Europa. Non c’è stato, insomma, il tradizionale rally natalizio. D’altra parte gli incrementi delle quotazioni fatte registrare dall’inizio di novembre hanno accontentato un po’ tutti: aziende, investitori e istituzioni.

Poche anche le notizie veramente importanti per poter orientare in maniera significativa, in un modo o nell’altro, i mercati.

La settimana si è aperta con un po’ di paura per le possibili conseguenze della variante del COVID-19 scoperta in Gran Bretagna, ma nella stessa giornata di lunedì ed in quelle successive tutti gli indici principali sono tornati in terreno positivo.

Sempre sul fronte della pandemia, da segnalare l’inizio della vaccinazione di massa in molti paesi, l’approvazione di altri vaccini (quello di Moderna e quelli russi e cinesi) e la scoperta di nuove cure ancora più efficaci che arriveranno nei prossimi mesi.

Ha contribuito a rasserenare i mercati anche l’accordo commerciale sul filo di lana tra UE e Regno Unito.

Per quanto riguarda la politica americana (dopo tutto, quello degli States è il mercato che orienta l’andamento delle borse e delle economie mondiali), è stato finalmente approvato il nuovo pacchetto di aiuti all’economia, frutto di un difficile accordo tra Dem e Gop: 2300 miliardi di dollari per il bilancio USA, di cui 900 per gli aiuti correlati al COVID-19. Un provvedimento che però Trump non sembra voler firmare in quanto da lui ritenuto insufficiente. Negli ultimi giorni abbiamo anche assistito ad uno spostamento degli investimenti dai titoli tecnologici e industriali verso quelli finanziari, dopo che la Fed ha tolto il divieto alle banche di acquisto di azioni proprie.

Per quanto riguarda la politica economica, le nuove sanzioni che hanno colpito alcune importanti aziende cinesi hanno avuto un primo significativo effetto sui corsi azionari di queste società, in primis di SMIC.

Sul piano politico interno, tutti gli occhi sono puntati sul ballottaggio del 5 gennaio in Georgia, dove si eleggono due senatori, ballottaggio che potrebbe spostare gli equilibri della Camera Alta per i prossimi 4 anni.

Per quanto riguarda il mercato azionario, lunedì ha fatto il suo debutto nell’S&P500 Tesla che, dopo un calo fisiologico, ha recuperato tutto il terreno perso chiudendo a quota 661,77 dollari per azione, praticamente invariato.

Così come invariato ha chiuso il Dow Jones a quota 30.199,77 mentre l’S&P 500 ha perso lo 0,13%; sale, invece, dello 0,52% il Nasdaq Composite, a quota 12.804,73 punti.

Tra i titoli tecnologici più importanti, Apple mette a segno un rialzo del 4,2% a quota 131,97 dollari per azione.

Dopo le recenti notizie riguardanti i nuovi processori Silicon M1, quelli ancora più potenti che arriveranno in primavera e le ottime previsioni di vendita dei nuovi iPhone12, questa settimana sono state le indiscrezioni relative al progetto dell’Apple Car a tenere banco, ovvero la vettura elettrica a guida autonoma alla quale la Casa di Cupertino sta lavorando dal 2014. L’iniziativa, nota come Project Titan, ha ripreso vigore nel 2018 con l’arrivo di Doug Field, un veterano di Apple che ha lavorato anche in Tesla.

Al centro della strategia di Apple c’è un nuovo design delle batterie che porterebbe ad una significativa riduzione dei costi e ad un aumento dell’autonomia.

Secondo queste indiscrezioni, la vettura potrebbe arrivare sul mercato entro il 2024-2025; al momento, tuttavia non se ne conoscono le caratteristiche né chi la fabbricherà.

Tutte notizie che hanno dato una scossa al titolo che si appresta a superare la quotazione record di 134,18 dollari fatta registrare a settembre. Vedremo se nei quattro giorni di borsa rimanenti Apple riuscirà nell’impresa.

L’indice di riferimento del mercato dei semiconduttori, il PHLX Semiconductor (SOX) ha chiuso la settimana con una perdita dello 0,5% a quota 2.750,24 punti.

Continua ad arretrare Intel che fa segnare un ulteriore calo dello 0,9%. In settimana la società ha diffuso un video che descrive come sia raddoppiata la sua capacità di produzione combinata di 14 e 10 nm negli ultimi anni, in risposta al forte incremento della domanda dei clienti:

Una risposta mediatica agli attacchi (tecnologici e commerciali) a 360 gradi arrivati di recente da aziende del calibro di Apple, NVIDIA, AMD, Microsoft, Arm e Amazon che hanno determinato recentemente un consistente calo delle quotazioni delle azioni Intel.

Questa settimana anche molte delle aziende che operano nel trattamento e nell’elaborazione dei dati hanno subito sensibili cali. In particolare AMD perde il 4,2%, Xilinx il 4,8%, NVIDIA il 2,1% e Marvell l’1%.

C’è da considerare che sia Xilinx che AMD hanno corso molto negli ultimi due mesi, e qualche presa di beneficio è più che normale in queste situazioni; c’è anche da osservare che un ritorno alla normalità delle attività economiche per effetto delle vaccinazioni di massa potrebbe fare tornare il trend di crescita del settore in cui operano AMD e Xilinx a ritmi più normali. D’altra parte non si hanno notizie di ostacoli alla fusione tra le due società tali da giustificare i cali di questa settimana.

Anche alla Borsa di Tokyo i titoli dell’industria dei semiconduttori chiudono la settimana con perdite piuttosto consistenti: Toshiba lascia sul terreno il 4,2%, Rohm il 2,2% e Renesas l’1,8%.

Continua, invece, il momento positivo delle società che operano dell’ambito dei componenti e dispositivi wireless, in particolare degli smartphone. A parte Apple di cui abbiamo già detto, Qualcomm guadagno lo 0,9%, Qorvo il 2,7%, Murata lo 0,5% e Media Tek il 2,3%.

Questo settore è l’oggetto del report di Counterpoint, società di Analisi e Ricerche di mercato, pubblicato questa settimana. Nel report si segnala come, per la prima volta, nel terzo trimestre 2020 Media Tek sia diventato il più grande fornitore di chipset per smartphone con oltre 100 milioni di pezzi venduto nel periodo. Nello stesso trimestre, Qualcomm ha mantenuto la posizione di leader nel campo dei chipset per 5G.

Media Tek ha raggiunto una quota di mercato del 31% grazie alle forti richieste delle aziende che producono smartphone di fascia medio-bassa (da 100 a 250 dollari), in particolare in regioni chiave come Cina e India.

Nel frattempo, Qualcomm ha mantenuto il primo posto nel campo dei chipset 5G con una quota di mercato del 39%. La domanda di smartphone 5G è raddoppiata nel terzo trimestre del 2020 raggiungendo il 17% di tutti gli smartphone venduti nel periodo. Questa quota è destinata ad aumentare rapidamente grazie soprattutto all’introduzione delle versioni 5G degli smartphone di Apple.

Gli analisti prevedono che un terzo di tutti gli smartphone venduti nel quarto trimestre del 2020 saranno abilitati per il 5G con Qualcomm che potrebbe riconquistare il primato di vendite.

Queste sono le quote di mercato dei vari produttori nel terzo trimestre 2020 in raffronto allo stesso periodo dell’anno scorso:

Da segnalare alla Borsa di Seoul il balzo di Samsung che chiude la settimana borsistica con un +6% dopo le notizie di un nuovo accordo con NVIDIA per la produzione di GPU.

Nei mesi scorsi c’erano stati dei problemi per le GPU di NVIDIA che Samsung non riusciva a consegnare nelle quantità richieste.

Con questo accordo di fornitura, relativo principalmente alle GPU della famiglia Ampere fabbricate con nodo di processo da 8 nm, Samsung garantisce un aumento della produzione tale da soddisfare la forte richiesta di questi dispositivi.

Il peso dell’attività foundry di Samsung è in forte espansione, supportato da un piano di investimenti pluriennale di 121 miliardi di dollari; nel 2020 questo settore di Samsung raggiungerà un giro d’affari di 14 miliardi di dollari con un incremento del 19% circa rispetto al 2019.

Samsung sta anche spingendo sul piano tecnologico per recuperare il ritardo da TSMC che è in piena produzione con la sua tecnologia a 5nm.

I consistenti investimenti di Samsung si inquadrano in uno sforzo più generale dell’intera industria dei semiconduttori teso a colmare la carenza produttiva di chip dovuta al forte aumento della domanda.

A scarseggiare non sono solo i semiconduttori più avanzati realizzati solitamente con wafer da 300 mm: mancano anche  i chip più comuni realizzati con wafer da 200 mm, come riporta in un articolo ExtremeTech.

Ancora oggi molti chip per IoT e 5G, così come alcuni processori analogici, dispositivi MEMS e soluzioni RF vengono realizzate su wafer da 200 mm: si tratta di tecnologie di produzione estremamente mature e a basso costo, che nessuno ha interesse a cambiare.

L’aumenta della domanda, oltre che interessare i chip più avanzati, ha riguardato i wafer da 200 mm la cui capacità produttiva è rimasta al palo, con le fonderie focalizzate quasi esclusivamente sui prodotti di punta. Grandi fonderie come TSMC hanno tardato ad aggiungere nuove capacità da 200 mm, con gli impianti che lavoravano a pieno ritmo su questi prodotti già prima della pandemia.

Attualmente tutte le linee da 200 mm di Samsung, TSMC, GlobalFoundries, SMIC, UMC, TowerJazz e SkyWater lavorano al 100% delle proprie capacità ma la carenza di chip resta un grave problema per l’industria elettronica.

L’anno prossimo le fonderie aumenteranno la produzione di wafer da 200 mm di circa 220 mila pezzi al mese, ma non è detto che bastino a soddisfare le richieste.

Anche gli impianti più avanzati, quelli da 300 mm che utilizzano il nodo di processo a 5 nm, lavorano a pieno ritmo.

L’80% della capacità produttiva di TSMC a 5 nm, ad esempio, è già stata prenotata da Apple per il 2021 per l’attuare processore A14 e per il prossimo A15 Bionic che verrà montato nei futuri iPhone 13.

Sebbene TSMC abbia già avviato il suo impianto di produzione a 3 nm e la produzione di transistor GAAFET su nodi da 2 nm è prevista per la fine del 2023, l’obiettivo principale dell’azienda è ora la tecnologia a 5 nm. Oltre ad Apple, la fonderia taiwanese deve accontentare anche le richieste, in continuo aumento, di Qualcomm, Broadcom e MediaTek, oltre ad altre aziende minori.

Nel 2021 la produzione di TSMC salirà ad oltre 9 mila wafer da 300mm/5nm al mese, ma non è detto che siano sufficienti a soddisfare le richieste del mercato.

In settimana TSMC ha guadagnato appena lo 0,2% ma dall’inizio dell’anno il titolo è salito del 52%.

Anche la Cina sta cercando di fare crescere l’industria locale dei semiconduttori, uno dei settori più arretrati della seconda potenza economica mondiale, conseguenza anche del boicottaggio americano.

Per favorire lo sviluppo di questo settore, venerdì il Partito Comunista Cinese (PCC) ha annunciato una serie di agevolazioni fiscali per i produttori di semiconduttori; questi nuovi incentivi si applicano alle aziende che hanno 15 o più anni di esperienza e che hanno il know-how per produrre chip con nodi di processo da 28 nanometri o più piccoli.

Tali società saranno esentate dal pagamento dell’imposta sul reddito per un periodo massimo di 10 anni.

Le aziende che producono chip da 65 a 28 nanometri potranno contare su 5 anni di esenzione fiscale e uno sconto del 50% sull’aliquota dell’imposta sul reddito per i successivi cinque anni.

Dopo le ulteriori sanzioni dell’amministrazione Trump, continua ad arretrare il valore del titolo SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corporation) la più importante foundry cinese che in settimana alla borsa di Hong Kong ha perso il 4,5%, a quota 19,04 dollari (HK) per azione.

Da segnalare, infine, i problemi che stanno attraversando Alibaba e Ant Group, i due colossi dell’imprenditore cinese Jack Ma. Questa volta non c’entrano gli americani, quanto piuttosto le autorità cinesi per la regolamentazione del mercato che stanno indagando entrambe le società per comportamenti potenzialmente monopolistici. Tutto ciò fa seguito all’annullamento dell’IPO di Ant Group.

Venerdì alla borsa di New York il titolo Alibaba ha perso il 13,37%

Nelle ultime settimane, le autorità di regolamentazione cinesi hanno messo a punto precise linee guida antitrust per le piattaforme Internet al fine di impedire manovre sui prezzi dei prodotti, abusi nell’impiego dei dati dei consumatori e vendite di prodotti contraffatti.

Evidentemente le dimensioni delle aziende di Jack Ma stanno preoccupando le autorità cinesi che potrebbero in qualche modo sentirsi minacciate dalla potenza e dall’influenza di questi colossi. Le principali preoccupazioni riguardano la politica dei finanziamenti concessi a privati ed imprese che potrebbero creare forti squilibri nel mercato finanziario.

Tornando ai titoli del mercato americano, da segnalare l’ulteriore avanzata di Cree che chiude la settimana con un aumento del 5,5% a quota 103,10 dollari per azione.

Tutti positivi i principali titoli europei con NXP Semiconductors che guadagna l’1,2%, Infineon Technologies che sale dell’1,1% e STMicroelectronics che guadagna l’1,1%.