Se confermata, l’acquisizione consentirebbe di mettere in pratica il piano strategico del nuovo CEO di Intel Pat Gelsinger che pochi mesi fa ha annunciato l’intenzione di offrire servizi di fonderia a contratto.
Continuano le grandi manovre nel settore della produzione di semiconduttori.
Sono due i fatti che hanno caratterizzato nell’ultimo anno questo mercato: da un lato la carenza di chip che ha messo in luce la forte dipendenza dell’industria globale da pochi grandi produttori che si trovano in aree del mondo (Taiwan e Corea del Sud) decisamente instabili dal punto di vista politico, con la Corea del Nord a pochi passi da Seoul impegnata a portare avanti i suoi programmi nucleari e missilistici e, soprattutto, con la Cina che continua a reclamare il ritorno di Taiwan tra le braccia della madrepatria non escludendo l’opzione militare; il secondo fatto riguarda le iniziative messe in atto dalla Cina per raggiungere l’autosufficienza in questo settore, uno dei pochi in ambito hi-tech (insieme a quello aeronautico) che vede il gigante cinese costretto ad importare ogni anno circa 300 miliardi di dollari di semiconduttori.
Per quanto riguarda la carenza di chip che sta provocando gravi danni all’industria automobilistica globale con oltre 100 miliardi di mancata produzione, i governi dei paesi più colpiti (USA, Europa e Giappone) hanno stanziato, o stanno per farlo, ingenti risorse per aumentare la produzione di semiconduttori, rafforzando le aziende locali e cercando di convincere i big asiatici a realizzare insediamenti produttivi nei rispettivi paesi. TSMC, che sta già costruendo una foundry da 5 nm in Arizona, potrebbe realizzare un insediamento produttivo in Europa, nell’area di Dresda, e uno in Giappone; Intel starebbe per realizzare nuovi impianti anche in Europa mentre Samsung rafforzerà la sua presenza negli Stati Uniti e realizzerà una nuova fabbrica in Cina.
Per quanto riguarda quest’ultimo paese, gli ingenti investimenti sembra stiano dando i primi, significativi, risultati: il National Bureau of Statistics cinese segnala che a giugno la produzione cinese di circuiti integrati ha raggiunto 30,8 miliardi di unità, in aumento del 43,9% rispetto allo stesso mese di un anno fa, battendo il precedente record di 29,9 miliardi di unità di maggio.
Secondo l’agenzia di statistica, nella prima metà dell’anno, la Cina ha prodotto 171,2 miliardi di circuiti integrati, con un aumento del 48,1% su base annua.
Per comprendere le conseguenze della carenza di chip, lo stesso istituto di statistica cinese segnala che a giugno la produzione di auto in Cina è crollata del 13,1% rispetto allo stesso mese di un anno fa, con appena 2 milioni di unità prodotte, lo stesso numero di maggio.
La Cina si sta muovendo anche all’estero cercando di acquistare o realizzare nuovi impianti: è di pochi giorni fa l’acquisizione da parte di Nexperia (società olandese controllata al 100% dalla cinese Wingtech) del produttore di chip gallese Newport Wafer Fab, la più importante fabbrica di chip del Regno Unito con una capacità mensile di 35.000 wafer da 8”.
Per quanto riguarda i produttori di chip, stanno tutti cercando di aumentare le proprie capacità produttive, sia ampliando gli stabilimenti esistenti, sia costruendo nuovi impianti. Rimanendo in ambito europeo, Bosch sta avviando il nuovo impianto automatizzato di Dresda, Infineon sta realizzando un nuovo stabilimento a Villach, in Austria, mentre STMicroelectronics sta ultimando ad Agrate Brianza il nuovo insediamento R3 per wafer da 300 mm.
Ci sono poi le operazioni strategiche o di consolidamento del proprio business.
Su questo fronte, la notizia del giorno, riportata dal Wall Street Journal, riguarda Intel che starebbe trattando l’acquisto di GlobalFoundries, terzo gruppo mondiale per quanto riguarda le attività di fonderia con una quota di mercato del 7% circa in termini di fatturato. La società è nata quando AMD, nel 2008, decise di scorporare l’attività di ricerca e sviluppo di circuiti integrati da quella di fabbricazione degli stessi.
Attualmente GlobalFoundries è di proprietà di Mubadala Investment, una società di investimenti del governo di Abu Dhabi, ed ha sede nella città di Malta nello stato di New York.
AMD rimane uno dei più importanti clienti di GlobalFoundries, con un contratto pluriennale di fornitura per circa 1,6 miliardi di dollari all’anno, una condizione, come rileva il Wall Street Journal, che potrebbe ostacolare l’acquisto: AMD è infatti il principale concorrente di Intel nei processori per PC.
Attualmente GlobalFoundries possiede quattro fab da 300 mm e due da 200 mm. Il Fab 1, GF Dresden, fa parte del cluster high-tech della Sassonia ed è il più grande sito di produzione di semiconduttori in Europa con la sua camera bianca da 52.000 metri quadrati. Da segnalare che la Sassonia Valley è stata una delle aree produttive di semiconduttori che Pat Gelsinger ha visitato nel suo recente viaggio in Europa.
A Singapore GlobalFoundries possiede nell’area Singapore Woodlands un gigafab da 200 mm (Fab 2, 3 e 5) e un fab da 300 mm (Fab 7/7G); alla fine del 2019 la proprietà di Fab 3E è passata alla fonderia taiwanese Vanguard International Semiconductor (VIS).
Nella cittadina di Malta, New York, GlobalFoundries possiede uno dei più importanti insediamenti produttivi degli Stati Uniti: Fab 8, un impianto per wafer da 300 mm con una camera bianca di 450.000 piedi quadrati in grado di operare con nodi di processo di 12/14 nm.
A Burlington, Vermont, ha sede Fab9, un impianto per wafer da 200 mm acquistato da IBM Microelectronics.
Eredità dell’acquisizione di IBM Microelectronics è anche Fab 10, l’impianto per wafer da 300 mm situato a East Fishkill, New York.
Nell’ambito della sua attività strategica con ON Semiconductor, entro il 2022 questa fabbrica verrà ceduta alla società di Phoenix.
Attualmente la tecnologia consolidata più avanzata di GlobalFoundries è quella del nodo di processo a 12/14 nm; in passato la società aveva annunciato il passaggio a nodi di processo inferiore, 10 e 7 nm, ma gli sforzi non avevano avuto successo. Recentemente GlobalFoundries ha annunciato che sta lavorando su tecnologie a 5 nm e inferiori, che potrebbero essere di grande interesse per Intel. Per quanto riguarda le capacità produttive di quest’ultima, la società di Santa Clara dispone di 15 fab in 10 sedi negli Stati Uniti (Arizona, Massachusetts, New Mexico e Oregon) e all’estero (Irlanda, Israele e Cina). Il nodo di processo più avanzato è quello a 10 nm, con quello a 7 nm che dovrebbe diventare operativo a partire dall’anno prossimo. Dopo i problemi produttivi che hanno caratterizzato la gestione del CEO Bob Swan, la società sembra aver ritrovato nuovo smalto da quando Pat Gelsinger ha preso il posto di Swan alla guida della società all’inizio del 2021.
Sotto la sua guida, Intel ha venduto per circa 9 miliardi di dollari a SK Hynix la sua attività di produzione di memorie flash non considerata più fondamentale per il business della società; nel marzo di quest’anno Pat Gelsinger ha annunciato la nuova iniziativa Intel Foundry Services con l’intenzione di creare nuove capacità di fonderia in Europa e negli Stati Uniti per servire i clienti a livello globale, ponendosi in concorrenza con i principali player del settore, TSMC, Samsung e UMC.
Questa iniziativa è stata accolta con scetticismo da molti addetti ai lavori. Per avere successo in questo genere di business, infatti, l’attività di fonderia deve essere completamente separate dall’attività di progettazione e sviluppo di semiconduttori. L’azienda che si rivolge ad una foundry condivide con essa la propria roadmap, strategie commerciali, IP e tanti altri piccoli e grandi segreti che nessuna società di semiconduttori condividerebbe mai con un potenziale concorrente.
È lo stesso motivo per il quale molte società di semiconduttori si stanno tenacemente opponendo all’acquisizione di Arm da parte di NVIDIA.
Attualmente l’unico caso di un IDM (Integrated Device Manufacturer, società che progetta e produce chip) di successo che offre anche servizi di fonderia è Samsung, dove però la società che garantisce questi servizi – Samsung Foundry – è completamente separata dall’azienda principale. Da questo punto di vista l’acquisizione di GlobalFoundries potrebbe essere una buona idea per attivare un’attività dii successo nel campo dei servizi conto terzi, a patto che GlobalFoundries mantenga una fortissima autonomia da Intel.