giovedì, Novembre 21, 2024
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Intel: cronaca di una morte annunciata o rinascita della fenice? È la domanda (senza risposta) di un interessante approfondimento di Yole Group

In seguito al recente annuncio da parte di Intel di un ritardo di due anni nella costruzione dei suoi stabilimenti di chip in Germania e Polonia, gli esperti di Yole Group, Emilie Jolivet e Guillaume Girardin, esaminano le ragioni che hanno posto Intel in una posizione così incerta.

L’approfondimento dei due analisti di Yole Group si basa sulla raccolta di report dell’azienda focalizzati sul settore dei processori tra cui il report annuale Status of the Processor Industry (edizione 2024 in arrivo), il Processor Market Monitor e molti altri ancora. Emilie Jolivet e Guillaume Girardin offrono una panoramica completa di questo settore, evidenziando l’evoluzione del mercato e i problemi aziendali, tutti collegati alle ultime innovazioni.



Le opportunità perse nei mercati chiave

Leader mondiale indiscusso nel settore dei semiconduttori sin dal 1970, anno in cui sviluppò il primo microprocessore x86, Intel si trova oggi ad affrontare una concorrenza agguerrita, che ha sfruttato i mercati e le tecnologie emergenti.

Telefoni cellulari – Mantenendo la sua architettura x86, Intel si è persa il boom del mercato della telefonia mobile negli anni 2000. Ciò ha lasciato spazio a nuovi attori, come MediaTek e Qualcomm, per dominare il mercato globale con chip ARM che offrivano l’efficienza energetica richiesta dai dispositivi mobili.

Computer portatili – Il mercato dei laptop si è spostato sempre più verso dispositivi ultra-mobili che richiedono un’efficienza energetica ottimale, creando un’altra opportunità per la tecnologia basata su ARM. Nel 2020, Apple ha iniziato a integrare i propri chip basati su ARM, originariamente sviluppati per iPhone, nei MacBook, segnando la fine del ruolo di Intel come fornitore di processori Apple. Qualcomm e MediaTek, con una profonda competenza nella tecnologia ARM, hanno seguito l’esempio di Apple, erodendo ulteriormente il predominio di Intel in questo spazio. E a breve – aggiungiamo noi – sarà la volta di NVIDIA che sta collaborando con MediaTek per la produzione di un processore AI per PC.

Data center – Sebbene i chip Xeon di Intel siano ancora utilizzati nel mercato dei data center, la loro quota di mercato è stata gradualmente ridotta dai processori Ryzen di AMD, che hanno costantemente guadagnato terreno nell’ultimo decennio.

Intelligenza artificiale (AI) – L’attenzione di Intel sulle CPU ha causato un ritardo nella crescente domanda di GPU, dove NVIDIA e AMD hanno assicurato una solida posizione. Inizialmente classificate da Intel come prodotti di nicchia per il gaming, le GPU sono diventate essenziali per le applicazioni AI, un campo in cui Intel ha ora difficoltà a tenere il passo con i suoi concorrenti.

In meno di 2 anni, i ricavi di Intel dal business dei Data Center sono passati dal 50% al 12% nel primo semestre del 2024.

Servizi di fonderia: tempistica sbagliata

Per superare questa situazione instabile, Intel ha scelto di espandere le sue capacità di produzione di semiconduttori e di offrire servizi di fonderia a società esterne (Ulteriori analisi nell’ultimo report di Yole Group: Overview of the Semiconductor Foundry Industry. Tuttavia, tre anni dopo, i risultati sono stati inferiori alle aspettative, con il loro principale cliente… loro stessi.

“Nonostante gli accordi importanti conclusi di recente con Microsoft e AWS, Intel continua a lottare per rendere pienamente operativo il suo modello di fonderia che richiede un flusso di cassa sostanziale, difficile da sostenere con un core business indebolito; oltretutto basato su tecnologie avanzate che Intel non ha ancora padroneggiato”, osserva Émilie Jolivet.

Con una roadmap di sviluppo focalizzata sul nodo tecnologico 18A, Intel punta a superare TSMC, ma finora i suoi sforzi rimangono nella fase di annuncio. Iniziative globali come il Chip Act hanno rilanciato lo sviluppo delle capacità di produzione di semiconduttori in varie regioni del mondo, come l’ambiziosa iniziativa 2nm di Rapidus in Giappone, mettendo ancora più pressione su Intel.

Nonostante queste battute d’arresto, Intel continua a sopravvivere, principalmente grazie alla sua posizione di leader ancora consolidata nei mercati dei PC e dei data center. Inoltre, il governo degli Stati Uniti sta compiendo sforzi significativi per supportare l’azienda e contribuire a ripristinarne l’antica forza. Il mese scorso, Intel ha ricevuto fino a 3 miliardi di dollari in finanziamenti diretti per produrre chip per il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Tuttavia, ciò non ha impedito all’azienda di attuare misure drastiche: prevede di tagliare il 15% della sua forza lavoro globale, il che equivale a 15.000 perdite di posti di lavoro entro la fine dell’anno. Intel sta anche perseguendo una rigorosa strategia di riduzione degli investimenti, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti, come dimostrato dal ritardo nella costruzione di due fabbriche europee, una in Germania e una in Polonia, nonché del suo centro europeo di ricerca e sviluppo per l’elaborazione ad alte prestazioni (HPC) e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, originariamente pianificato per essere istituito a Parigi-Saclay.

“La situazione di disagio in cui si trova oggi Intel la sta spingendo a riconsiderare la propria strategia, i propri investimenti e a cercare partner che possano aiutarla a rimettersi in carreggiata e fornirle le risorse finanziarie necessarie per la sua trasformazione”, ha dichiarato il co-autore del report Guglielmo Girardin.

I recenti annunci di acquisizioni da parte di Qualcomm e investimenti da parte di Apollo puntano in questa direzione. Una fusione tra Qualcomm e Intel avrebbe senso? Certamente, dal punto di vista della complementarietà dei prodotti e dell’esposizione al mercato; mentre Qualcomm è molto ben posizionata nel mercato mobile, Intel si è storicamente concentrata sui mercati PC e server. La prima non ha capacità produttive e si affida interamente alla sua supply chain in Asia, mentre la seconda ha fabbriche in tutto il mondo, inclusa la capacità produttiva nel packaging dei chip.



La fusione di questi due giganti potrebbe avvenire? Sì, questa trasformazione funziona sulla carta, ma richiede un’attenta considerazione di diversi fattori: approvazione normativa, integrazione culturale tra le due aziende e allineamento degli obiettivi strategici. Entrambe le aziende dovrebbero valutare in che modo le rispettive tecnologie e modelli aziendali potrebbero completarsi a vicenda, gestendo al contempo le sfide operative che potrebbero sorgere dalla fusione di due grandi e complesse organizzazioni.

Un’alternativa, aggiungiamo noi, potrebbe essere quella di seguire l’esempio di AMD che nel 2009 cedette (costretta dai debiti) la sua attività di fonderia ad un soggetto terzo (puramente finanziario), dando vita a GlobalFoundries, oggi la terza foundry al mondo.

Solo in questo modo l’attività di fonderia potrebbe potenzialmente conquistare clienti di peso.

Quale società infatti, (AMD, NVIDIA, Apple e Qualcomm e altre  potrebbe mai accettato di fare produrre i propri processori al principale concorrente rivelando piani di sviluppo, strategie e tecnologie? Da questo punto di vista, gran parte del successo di TSMC è dovuto proprio alla sua indipendenza e al suo assoluto riserbo sui piani di sviluppo dei propri clienti.

Chissà che non finisca proprio così: qualcosa di più lo si capirà da quanto dichiareranno i dirigenti di Intel durante la presentazione dei conti del terzo trimestre prevista per il 24 di questo mese.

Le indiscrezioni delle ultime settimane non hanno avuto significativi effetti sul titolo in borsa che dall’inizio dell’anno ha più che dimezzato il proprio valore.