Questa settimana le tre società hanno presentato i dati finanziari del primo trimestre 2024 evidenziando un boom di vendite e di utili. Ormai le entrate di Meta, Microsoft e Google sono paragonabili ai PIL, rispettivamente, di Marocco (38 milioni di abitanti), Portogallo (10 milioni di abitanti) e Pakistan (240 milioni di abitanti).
C’è persino qualcosa di inquietante, oltre che di sbalorditivo, nei risultati delle trimestrali appena diffusi dai tre colossi del digitale e del web, cifre sempre più simili a bilanci di stati sovrani anziché di aziende commerciali. Oltre alle cifre, quello che colpisce di più l’immaginario è il fatto che queste aziende non producono alcun bene materiale, non hanno fabbriche, non producono cibo, e non hanno avuto la fortuna di nascere su enormi giacimenti di petrolio o gas.
Trattano dati, entità immateriali, e sono riuscite a surclassare persino chi con i beni immateriali lavoro da secoli: le banche.
Effetto combinato della globalizzazione e della pervasività di internet e del web, oltre che della scalabilità del loro business. Qualcosa che risveglia ricordi orwelliani e che giustifica le inquietudini che nascono da queste cifre.
Ma vediamole, allora, queste cifre.
Microsoft ha messo a segno nei primi tre mesi dell’anno vendite per 62 miliardi di dollari (+17%) ed ha conseguito utili netti per quasi 22 miliardi (+ 20%).
Ciò significa che l’azienda potrebbe raggiungere un fatturato nel 2024 di 250 miliardi di dollari e generare utili netti per quasi 100 miliardi.
Le entrate di Microsoft equivalgono al prodotto interno lordo del Portogallo (10 milioni di abitanti) o del Perù (33 milioni di abitanti).
Google, ovvero Alphabet, nel primo trimestre del 2024 ha fatturato 80,5 miliardi di dollari (+16%) con un utile netto di 23,6 miliardi (+ 57%).
Alla fine del 2024 il fatturato di Alphabet raggiungerà verosimilmente i 330 miliardi di dollari con un utile netto di quasi 100 miliardi. Gli introiti annui di Alphabet corrispondono al prodotto interno lordo di paesi come la Nuova Zelanda (5 milioni di abitanti) o il Pakistan (240 milioni di abitanti).
Facebook, ovvero Meta, la più “immateriale” delle tre, ha conseguito un fatturato di 36 miliardi di dollari (+27%) con utili netti per 12,5 miliardi (+117%). Se tutto andrà come sperato, Meta metterà a segno durante il 2024 vendite per 150 miliardi di dollari con un utile di oltre 50 miliardi.
Le entrate annuali di Meta corrispondono al prodotto interno lordo di paesi come la Slovacchia (5 milioni di abitanti) o il Marocco (38 milioni di abitanti).
Complessivamente le tre aziende raggiungeranno un fatturato nel 2024 di oltre 700 miliardi di dollari, simile al prodotto interno lordo della Polonia (37 milioni di abitanti) o del Belgio (12 milioni di abitanti).
Un altro aspetto che sbalordisce è la velocità con cui cresce il business di questi colossi, superiore alla crescita del PIL di qualsiasi paese al mondo.
Negli ultimi quattro anni (2019-2023) il fatturato di Microsoft è cresciuto del 67%, quello di Alphabet del 97%, quello di Meta del 92%; al confronto il PIL globale è cresciuto del 19%.
Dopo la diffusione della trimestrale, Microsoft ha guadagnato alla borsa di New York il 7% circa chiudendo la settimana a quota 406,32 dollari, per una capitalizzazione di borsa (il valore della società) di 3,02 trilioni di dollari. Il titolo è cresciuto di quasi il 10 % dall’inizio dell’anno.
Meta ha perso quasi il 15% per il timore suscitato dall’annuncio delle ingenti spese che la società dovrà affronterà nei prossimi mesi per dotarsi di una infrastruttura AI ancora più potente. Meta ha chiuso la settimana a quota 443,29 dollari, per una capitalizzazione di 1,12 trilioni di dollari. In ogni caso, il titolo è cresciuto del 28% dall’inizio dell’anno.
Alphabet ha guadagnato quasi il 15% dopo la diffusione della trimestrale chiudendo la settimana borsistica a quota 173,69 dollari per una capitalizzazione di borsa di 2,15 trilioni di dollari. Dall’inizio dell’anno il titolo è cresciuto di quasi il 25%.
Preoccupa l’enorme potere che, oggettivamente, deriva dalla gestione di queste colossali quantità di denaro e dalla disponibilità di guadagni altrettanto consistenti, che si accompagna alle preoccupazioni – forse ancor più gravi – riguardanti aspetti legati alla concorrenza, alla privacy, al controllo delle informazioni e all’impatto sociale.
Per quanto riguarda la concorrenza, tutti conoscono la ferocia con cui l’azienda di Bill Gates è riuscita a creare un monopolio di fatto mentre sull’uso che Google e Facebook fanno dei nostri dati c’è più di un motivo di preoccupazione. C’è poi l’altro grande tema del controllo delle informazioni e dell’impatto sociale delle nuove tecnologie digitali che influenzano tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Grazie alle loro dimensioni e ad una diffusione mirata delle informazioni, queste aziende sono in grado di orientare l’opinione pubblica, come sta sicuramente già avvenendo su alcuni temi.
Questi timori e queste preoccupazioni non possono che aumentare al crescere delle dimensioni e della ricchezza di Microsoft, Facebook e Google e degli altri giganti del web.
Viene da chiedersi fino dove potrà arrivare questa crescita, e se non sarà proprio la politica, prima o poi, anziché il mercato, a porre un freno alle smisurate ambizioni di queste aziende.