venerdì, Novembre 22, 2024
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All’Italia Silicon Box non basta. Pressing del governo Meloni su STMicroelectronics

Pressing del governo Meloni su STMicroelectronics

Secondo Bloomberg, il governo italiano avrebbe minacciato di bloccare la riconferma del CEO Jean Marc Chéry se la multinazionale italo-francese non aumenterà gli investimenti nel nostro paese.

Un’altra nube si profila all’orizzonte dei già tesi rapporti sulle questioni economiche (e non solo) tra Italia e Francia. Secondo un articolo di Bloomberg, il governo Meloni – messo in cascina l’accordo con Silicon Box per la costruzione nel nostro paese di uno stabilimento di packaging avanzato – starebbe facendo pressioni sui vertici di STMicroelectronics per ottenere un aumento degli investimenti in Italia da parte della multinazionale italo-francese.

Dopo i rallentamenti delle forniture di microchip causate dal Covid che hanno colpito pesantemente numerose filiere industriali, in primis quella dell’automotive, ST ha deciso una serie di nuovi importanti investimenti, sia per migliorare la resilienza della propria catena di approvvigionamento, sia per essere in grado di rispondere adeguatamente alle richieste di un mercato previsto in forte crescita nei prossimi anni.

STMicroelectronics prevede di investire ogni anno dai 3 ai 4 miliardi di dollari in nuovi impianti e macchinari.

Parte di queste risorse serviranno a completare i progetti in corso che riguardano principalmente l’espansione della capacità produttiva dei fab da 300 mm di Agrate Brianza, in Italia, e di Crolles, in Francia.

Ci sono poi i nuovi importanti progetti annunciati e in parte già avviati.

I nuovi investimenti di STMicroelectronics

Per quanto concerne il nostro paese, il più importante investimento riguarda la costruzione a Catania di un impianto per la produzione di wafer epitassiali in carburo di silicio (inizialmente da 6 pollici, poi, forse, da 8 pollici) per creare in quell’area una filiera completa per questa innovativa tecnologia.
A Catania è infatti già operativo un impianto di front-end per la produzione di dispositivi SiC. Il valore di questo investimento è di 730 milioni di euro per i prossimi 5 anni, 292,5 dei quali arriveranno sotto forma di finanziamento a fondo perduto dallo Stato italiano.

Per quanto riguarda i nuovi investimenti in Francia, STMicroelectronics ha annunciato una joint venture con GlobalFoundries per la costruzione e la gestione di un nuovo impianto di produzione di microchip da 300 mm a Crolles, con un investimento complessivo di 7,4 miliardi di euro che riceverà contributi pubblici per 2,9 miliardi, già approvati dal governo francese e autorizzati dalla commissione europea.

Il progetto, annunciato nel luglio del 2022, e che diventerà operativo entro il 2027, sarà focalizzato sulla tecnologia FD-SOI (Fully Depleted Silicon On Insulator) che consente di realizzare microchip con un consumo energetico ridotto. L’impianto avrà una capacità di 620.000 wafer da 300 mm annui, basati su tecnologie e processi produttivi non ancora presenti in Europa come il nodo di processo a 18 nm che verrà utilizzato per realizzare i chip più avanzati.



Tra gli altri investimenti di “peso”, STMicroelectronics ha annunciato una joint venture con la cinese Sanan Optoelectronics per la costruzione di un nuovo impianto per la produzione di dispositivi in carburo di silicio con wafer da 200 mm a Chongqing, in Cina.
La nuova fabbrica di dispositivi SiC ha come obiettivo l’avvio della produzione nel quarto trimestre del 2025 mentre la piena operatività è prevista per il 2028. Parallelamente, Sanan Optoelectronics costruirà e gestirà separatamente un nuovo impianto di produzione di substrati SiC da 200 mm per soddisfare le esigenze della joint venture, utilizzando il proprio processo di substrati SiC.

La joint venture produrrà dispositivi SiC esclusivamente per STMicroelectronics, utilizzando la tecnologia di processo SiC proprietaria di ST, e fungerà da fonderia dedicata per ST per supportare la domanda dei suoi clienti cinesi.

L’investimento complessivo della JV dovrebbe essere di circa 3,2 miliardi di dollari, comprese le spese in conto capitale di circa 2,4 miliardi nei prossimi 5 anni, che saranno finanziate dalle due aziende e che godranno anche dei contributi del governo locale.

Italia penalizzata rispetto alla Francia

Appare del tutto evidente che gli investimenti previsti per il nostro paese sono inferiori rispetto a quelli francesi e risultano addirittura inferiori all’impegno cinese di STMicroelectronics dove l’azienda è già presente con un importante impianto di packaging e test a Shenzhen.

Proprio per riportare in equilibrio questa situazione, alcuni mesi fa si erano fatte insistenti le indiscrezioni su un nuovo impianto di front-end per dispositivi in carburo di silicio che STMicroelectronics avrebbe costruito a Catania con un investimento di 5 miliardi di euro.
Queste voci si erano rafforzate dopo che il CEO di ST Jean-Marc Chéry – durante la presentazione agli analisti dei risultati finanziari del terzo trimestre della società – aveva dichiarato che l’azienda, oltre agli investimenti già annunciati, avrebbe avuto bisogno in futuro di un altro impianto per la produzione di dispositivi in carburo di silicio a sostegno dell’ambizione dell’azienda di raggiungere nel settore SiC vendite per 2 miliardi di dollari entro il 2025 e di oltre 5 miliardi entro il 2028/2030.

Di questo nuovo impianto non si è saputo più nulla ma ora, secondo Bloomberg, la disparità degli investimenti tra Italia e Francia nel settore dei microchip sarebbe stata sollevata direttamente dal governo Meloni, stante il fatto che Italia e Francia controllano l’azienda con un pacchetto azionario paritetico del 27,5% complessivo.

In passato, gli investimenti cinesi di STMicroelectronics erano già finiti nel mirino di alcuni esponenti politici italiani che avevano accusato l’azienda di utilizzare i fondi pubblici italiani ed europei per finanziare direttamente o indirettamente, gli investimenti in Cina.

Ora, sempre secondo Bloomberg, è il governo italiano a chiedere un cambiamento di rotta nelle politiche di investimento dell’azienda facendo pressioni sul CEO Jean-Marc Chéry. E per dare maggior peso alle proprie richieste, il governo italiano potrebbe votare contro la riconferma di Chéry alla guida della società nella prossima assemblea degli azionisti in programma il prossimo mese di maggio.