Domani STMicroelectronics presenterà i conti del quarto trimestre 2023 (Q4 2023) e dell’intero anno fiscale. Dopo due anni di forte crescita, c’è grande attesa per le previsioni della società per il 2024.
Domani, prima dell’apertura dei mercati, STMicroelectronics presenterà i risultati finanziari del quarto trimestre 2023, quelli dell’intero anno fiscale e la guidance per il 2024. Seguirà la Conference Call con il CEO Jean-Marc Chéry e il management della società.
C’è naturalmente molto interesse per i conti ma l’attenzione degli analisti e del mercato sarà focalizzata principalmente sulle previsioni della società per il primo trimestre del 2024 e, soprattutto, per l’intero anno fiscale.
Il consenso sulle cifre del 2023
Sulle cifre del Q4 2023 c’è infatti un consenso abbastanza diffuso tra gli analisti che prevedono un fatturato di 4,32÷4,33 miliardi di dollari (la società aveva previsto vendite per 4,3 miliardi), in calo del 2,2% su base annua e del 2,4% sequenziale.
Il margine lordo è atteso al 46,08%, in calo rispetto al 47,6% del terzo trimestre mentre l’ebit dovrebbe raggiungere 1,036 miliardi, in calo del 16,5% rispetto al Q3 2023. In diminuzione anche l’utile netto che dovrebbe attestarsi a 905 milioni contro 1,09 miliardi del Q3 2023 (-17%).
Per l’intero anno fiscale le previsioni degli analisti coincidono con le cifre della società: ricavi per 17,32 miliardi di dollari con un margine lordo del 48,1%, corrispondenti ad una crescita anno su anno del 7,3%.
Messi in cascina gli ottimi risultati del 2023, che fanno seguito alla crescita del 2022 (+26,4%), l’attenzione degli analisti è rivolta all’anno appena iniziato, alla luce di un rallentamento del mercato industriale e di quello automobilistico e di una ripresa molto più lenta del previsto del mercato consumer.
Le incognite del 2024
Il rallentamento del comparto industriale globale, e di quello cinese in particolare, è emerso già durante il terzo trimestre dell’anno, con ST che ha dovuto rivedere le stime di fatturato per l’intero 2023 da 17,4 a 17,3 miliardi proprio per il rallentamento della domanda cinese.
Si tratta ovviamente di un calo che colpisce tutte le società occidentali e giapponesi di semiconduttori e non solo ST. Il valore dei circuiti integrati importati dal più grande mercato mondiale di semiconduttori è sceso nel 2023 del 15,4% a 349,4 miliardi di dollari, il calo più forte da quando sono diventati disponibili i dati doganali cinesi nel 2004 e in diminuzione per il secondo anno consecutivo. Anche il volume delle spedizioni è diminuito, scendendo del 10,8%.
Sempre dalla Cina arriva una potenziale minaccia per STMicroelectronics e per tutte le società globali di semiconduttori che producono dispositivi legacy, ovvero con nodi di processo maturi: il balzo della capacità produttiva di chip del paese del Dragone e il conseguente calo dei prezzi delle attività di fonderia, con quotazione in forte calo e una pressione sui prezzi di vendita dei chip. Insomma, come previsto da molti, anche per questi prodotti è probabile un’attività di dumping da parte della Cina.
Campanelli d’allarme più specifici riguardano alcuni clienti di ST che potrebbe incidere in futuro sul business della società.
La debolezza di Mobileye, Apple e Tesla
Il più recente è quello riguardante Mobileye, società controllata da Intel che produce sistemi di guida autonoma e che basa i suoi circuiti sul SoC EyeQ prodotto da STMicroelectronics. Mobileye recentemente ha segnalato un forte calo degli ordini da parte dei suoi clienti e un aumento delle giacenze di magazzino, costringendo l’azienda a rivedere le proprie stime per il 2024.
Per quanto riguarda Apple, uno dei primi 5 clienti di ST, le vendite dei nuovi iPhone – specialmente in Cina – non vanno come sperato, sia per le restrizioni di Pechino all’uso di smartphone stranieri nella PA locale, sia per la concorrenza della rinata Huawei. Tutto ciò potrebbe tradursi in un calo del volume degli ordini del produttore californiano che da tempo persegue anche una politica di sostituzione di componenti acquistati da fornitori esterni con chip progettati all’interno.
Anche sul fronte Tesla (azienda nella top five dei clienti di ST), ci potrebbe essere un calo degli ordini in futuro, o perlomeno un trend meno forte di quanto sperato. La casa automobilistica ha infatti annunciato alcuni mesi fa nuove topologie costruttive dei propri inverter che avrebbero ridotto in maniera consistente l’impiego dei dispositivi SiC acquistati da ST. Oltretutto, ST non è più il fornitore unico per SiC di Tesla, altre aziende, tra cui Onsemi, si sono aggiunte alla lista dei fornitori.
Cresce la concorrenza nei prodotti SiC e GaN
Ed è proprio nel mercato del carburo di silicio che la concorrenza si fa sempre più forte, in particolare da parte di Onsemi e di Infineon Technologies.
Se, infatti, STMicroelectronics ha annunciato la nuova fabbrica di substrati SiC di Catania con un investimento di 700 milioni di euro e l’accordo con Sanan per la produzione in Cina di substrati e dispositivi SiC, Infineon realizzerà a Kulim (Malesia) la più grande fabbrica al mondo di dispositivi SiC con un investimento di 5 miliardi di dollari, oltre a continuare a supportare la transizione degli impianti di Villach (Austria) verso la produzione di dispositivi SiC.
Qualcosa si muove anche sul fronte GaN (nitruro di gallio), un’altra promettente tecnologia per il futuro. Sempre Infineon Technologies ha recentemente annunciato l’acquisizione di GaN Systems mentre, è notizia di pochi giorni fa, Renesas ha acquisito la californiana Transphorm, leader mondiale nella produzione di semiconduttori di potenza GaN. Mentre il mercato si sta consolidanto, STMicroelectronics appare in ritardo rispetto ai suoi più diretti concorrenti.
Certo, non ci sono solamente motivi di preoccupazione guardando al futuro di ST; anche la multinazionale italo-francese ha in corso numerose iniziative che potrebbero spingere il business futuro dell’azienda.
Le speranze per il futuro
Tra le più importanti, oltre a quelle già citate, c’è l’accordo con GlobalFoundries per la realizzazione di un nuovo impianto produttivo comune da 300 mm con un investimento di circa 7,5 miliardi di euro.
Nel nostro paese, il nuovo impianto da 300 mm di Agrate Brianza sta lentamente aumentando la produzione, con la previsione di arrivare ad una produzione settimanale di 4.000 wafer entro la fine di quest’anno, pari alla metà della capacità massima di 8.000 wafer a settimana che sarà raggiunta nel 2026. Il passaggio da 200 a 300 mm consentirà all’azienda di aumentare il fatturato e, soprattutto, di migliorare i margini.
L’obiettivo è quello di un fatturato di 20 miliardi di dollari entro 2-3 anni con un margine lordo del 50%.
Per saperne di più, non resta che aspettare la Conference Call di giovedì mattina, prevista per le ore 9:30.