Marcia indietro del governo tedesco dopo le forti critiche espresse da più parti nei confronti della decisione di non opporsi all’acquisizione del produttore tedesco di semiconduttori Elmos da parte di una società a controllo cinese.
Lo ha comunicato ieri la stessa Elmos in una nota stampa nella quale si riferisce che il Ministero federale dell’economia e della protezione del clima (BMWK) ha informato le due società che nella prossima sessione di gabinetto del 9 novembre 2022, il governo si opporrà alla vendita di Elmos a Silex Microsystems AB. Se la decisione sarà confermata, scrive ancora Elmos, le due aziende esamineranno la decisione in dettaglio per poi decidere su ulteriori azioni.
Elmos, con sede a Dortmund, sviluppa, produce e commercializza semiconduttori prevalentemente per il comparto automobilistico. La società, presente sul mercato da oltre 35 anni, occupa circa 1.150 persone e nel 2021 ha conseguito entrate per 322 milioni di euro. Un’azienda delle dimensioni della nostra LFoundry, anch’essa controllata da una società cinese.
La notizia della possibile vendita di Elmos era stata anticipata la settimana scorsa dal quotidiano tedesco Handelsblatt che aveva riferito che il governo del cancelliere Scholz era intenzionato a non opporsi all’acquisizione, nonostante il parere contrario di alcuni ministri e di numerosi esponenti della coalizione di governo. In particolare si era opposto il ministro dell’economia Robert Habeck.
Secondo il quotidiano tedesco, contrario all’acquisizione si sarebbe dichiarato anche l’Ufficio Federale di Protezione della Costituzione (l’Intelligence tedesca) a causa del pericolo di una crescente dipendenza dalla Cina nel mercato dei semiconduttori.
Ora, la svolta, non si sa in che modo legata alla recente visita (anche questa aspramente criticata da numerosi esponenti tedeschi ed europei) del cancelliere Olaf Scholz in Cina. Non resta che attendere domani per avere la conferma ufficiale.
L’annuncio dell’acquisizione era stato ufficializzato a dicembre dello scorso anno dalla svedese Silex Microsystems AB, azienda leader nella produzione di MEMS controllata dalla cinese Sai Microelectronics con sede a Pechino. L’accordo prevedeva un corrispettivo di 85 milioni di euro.
Un’altra falla nelle buone intenzioni della Commissione europea di creare un forte ecosistema nel campo dei semiconduttori, sfociato con l’approvazione dell’European Chips Act. Una falla preceduta da numerose altre acquisizioni che hanno caratterizzato il recente passato.
Era già successo pochi mesi fa con Nexperia (altra società europea a controllo cinese) che aveva acquistato il sito produttivo gallese Newport Wafer Fab.
Subito dopo, lo stabilimento belga di Oudenaarde di proprietà di onsemi era stato venduto a BelGaN Group, una società di recente costituzione controllata da due entità cinesi.
Per non parlare della stessa Silex Microsystems AB, acquisita anni fa dalla cinese Sai Microelectronics e dell’italiana LFoundry di Avezzano (ex Micron) acquistata prima da SMIC e poi ceduta a Wuxi Xichanweixin Semiconductor.